L'oro blu

Dopo Di Maio e gli sconti azeri è toccato a Draghi; e non si fermerà ad Algeri ma continuerà nell'immediato futuro a spostarsi verso il sud del continente nero, Congo, Mozambico. Sempre alla ricerca di quello che da cinquanta giorni viene denominato "l'oro blu", il gas, quel gas che serve a produrre energia. A farci vivere la vita di tutti i giorni.
La guerra, perché di quello su tratta anche se le propagande sovietiche usano termini meno bellici, e le restrizioni economiche verso la Russia (ad onor del vero verso una certa rapprentanza di Russia) hanno portato ad una riduzione dell'immissione di gas verso l'Occidente da parte del Cremlino e dell'improponibile pagamento delle forniture in rubli. Scaramucce finanziarie figlie del conflitto e delle dispute ad altri livelli, più riservati.
E noi, noi italiani ci siamo trovati nel mezzo della tempesta, del taglio alle forniture con tutti gli "anche se...", "però abbiamo scorte fino a...", schiacciati fra l'appoggiare o meno questa o quella parte, fornire o non fornire armi agli invasi, col famoso 2% del PIL da destinare agli armamenti fermo fra il Pnrr e la riforma del catasto e i bonus 110%.
Nel mentre, in attesa che da Palazzo Chigi si scordino le boutade ad uso stampa, la Farnesina si muove, si è mossa verso l'Azerbaijan e il suo gas, risorsa di cui il paese ex sovietico è ricco, che arriva diritto a noi, nel Salento. Ad un prezzo scontato per altro. Al netto delle critiche gratuite al ministro Di Maio, un buon lavoro, non sufficiente però a quanto sembra per darci riscaldamento, raffreddamento, il gas per il caffè. E allora basta guardare ad Est e ci si butta sull'Africa, quella paradossalmente che in senno all'Onu appoggia la Russia (e qui con si potrebbe allargare su un infinito discorso di geopolitica nel continente africano, nel suo cuore subsahariano terra di conquista degli stessi russi e dei cinesi già da molti anni ormai) e poi più a Sud, verso "l'Africa Nera" con la presenza in prima persona del premier Draghi in persona, a voler ribadire che forse adesso è ora di prendere decisioni importanti, definitive.
Il primo step col capo della Repubblica d'Algeria è stato positivo, sportivamente parlando "abbiamo portato a casa il risultato", ora speriamo davvero che le altre missioni (al vaglio anche soluzioni dall'estremo Nord d'Europa) abbiano gli stessi effetti positivi anche se in Russia, ben oltre il limite del Cremlino e degli Urali noi italiani abbiamo interessi economici enormi, decennali, controversi e sospetti cui dagli stessi decenni non è dato sapere. È un altro aspetto dell'invasione russa in Ucraina; la caduta di accordi non sempre chiari, del potere politico elevato a potere assoluto.
Noi confidiamo ina questo punto in Draghi, cercando di non ricordare che più di un referendum ci ha bloccato trivellazioni di una risorsa di cui siamo ricchi.

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