Aprendo il giornale un giorno a caso

Il solstizio d'estate regala un pomeriggio di pioggia improvviso, gradito regalo dopo giorni roventi. Rincaso a passo spedito illudendosi di evitare quante più gocce di pioggia possibile. Mi fermo nel solito locale prima di infilarmi nel mio condominio; qualcosa di freddo per chiudere bene la giornata ci vuole, meglio allora gustarla dove ci si fida. Mi siedo al solito tavolo, afferro il giornale di sempre e mi accorgo che i titoli da mesi sono gli stessi, un grandangolo puntato sul conflitto in Ucraina, con il treno partito dalla Polonia con le foto dei tre rappresentanti di altrettante nazioni europee (Macron, Draghi e Scholz, ovvero Francia, Italia e Germania come nelle barzellette) in tenuta informale pronti a giungere a Kiev, da Zelens'kyi a chiarire che l'UE vuole l'Ucraina fra gli stati membri. Bene, forse questa mossa convincerà Ucraina e Russia a firmare una pace ben lontana ed invece no. Se da una parte c'è l'aspetto positivo di sapere di avere l'Unione dalla propria parte dall'altra c'è la ferrea richiesta di armi del presidente ucraino, dopo i tanti dollari americani e i troppi lutti casalinghi. I tre moschettieri ne discuteranno anche in Consiglio Europeo intanto tornano in treno da Kiev come da Yuma.
E la conseguenza della situazione nei dintorni della capitale ucraina la tocchiamo noi che abitiamo nella parte di Europa che vede la guerra da lontano. Come la vediamo? Basta che sposto lo sguardo qualche riga sotto, sempre prima pagina. Leggo che i Verdi tedeschi, si quei Versi, i più famosi in questo senso, per sopperire ai tagli russi delle forniture di gas hanno autorizzato nuovamente l'uso delle centrali a carbone per produrre energia e continuare la vita di sempre. Una soluzione che riporta al passato certo ma che guarda avanti, all'esigenza di salvaguardare un popolo, una nazione e la propria economia. E noi? Noi discutiamo in Parlamento se sia il caso di inviare ancora armi in Ucraina, e ovviamente vince il si di Draghi, mentre blocchiamo trivellazioni e rigassificatori quasi non vedessimo il positivo, l'avere quella autonomia che garantirebbe alla nostra economia la spinta necessaria ad andare avanti dopo il biennio buio della pandemia. Esattamente, la pandemia di Covid che non è finita, che non ci ha lasciati, non del tutto almeno. I contagi ci sono, aumentano, sensibilmente ma aumentano, e gli esperti (esatto, lentamente ma stanno tornando anche loro sui giornali e nelle tv) dicono che luglio potrebbe essere un mese di aumento dei contagi, che l'autunno ci porterà nuove ondate di variabili. E non danno soluzioni se mondo continuare coi protocolli esistenti, di consigliare l'uso di mascherine e sanificanti. Esattamente come ora, come finora con l'impressione di non fare mai un passo avanti ed uscirne ma di rimanere sempre fermi al punto di partenza.
Partenza che riguarda un certo tipo di politica, quella di adesso, che non sai se è di destra o di sinistra, che sembra avere le porte girevoli come in un hotel, di pessima qualità per altro.
Hotel che usciti dalla Buvette consente ai politici di cambiare colore di partito e/o movimento senza più pensare a chi li ha eletti, a quale sia la reale situazione del paese. C'è chi parla, promette e parla al vento, chi esce da un movimento il pomeriggio e la sera ne ha già fondato uno tutto suo. Le politica attuale offre un calderone di indecisione, di tristezza e violenza verbale che almeno a me elettore provoca un morso allo stomaco.
Ecco, meglio che giri pagina alla ricerca di qualcosa di positivo, che mi regali un sorriso. Non quello triste che mi esce osservando le foto di Biden, presidente Usa, capace di cadere da fermo con la bicicletta, quasi a fare capire al mondo come proseguirà la guerra in Ucraina, partita a fine inverno e già arrivata all'estate. Ci provo allora a capire cosa mi dice il giornale ma mi sfuggono i sensi delle notizie, della legge, del momento.
Il quotidiano si apre sempre amaramente con una donna, mamma, compagna uccisa dal proprio compagno, che si rivela essere semplicemente un mostro e il più delle volte non capiamo noi che leggiamo la legge, le sue sfumature, il perché una situazione di pericolo si protrae per mesi,anni e deflagra drammaticamente. È davvero così impossibile trovare "La" legge che tuteli la donna? O che tuteli il lavoratore, già, il lavoratore. Una categoria che non ha un sesso di appartenenza ma solo nomi e cognomi di persone che escono per andare solo a lavorare, come altri giorni in altre settimane, e che non tornano più a casa; per troppa confidenza, per scarsa tutela, per insicurezza del luogo di lavoro. Ecco, un altro aspetto della nostra società la cui tutela latita.
Manca come l'acqua in questi giorni; acqua piovana che non scende più, non riempie gli invasi e trasforma i fiumi in isolotti sabbiosi e permette al mare di risalire la corrente portando il cuneo salino sempre più avanti nell'entroterra mettendo a rischio colture, centri abitati, nuovamente l'economia, la morfologia del nostro territorio. È un'emergenza figlia del Global change che altrove miete vittime ma fingiamo di non saperlo.
Perché il sole scalda il doppio, è malato, rende insopportabile ogni cosa perché l'essere umano a certe temperature alza bandiera bianca, l'organismo non lascia scampo.
Ecco.
Chiudo il giornale perché le notizie lette finora mi hanno innervosito, mi hanno incupito, mi lasciano solo dubbi e un senso di amarezza.

La foto non è di una spiaggia ma il Po in secca......

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