Il ritorno del complotto

Con un asfissiante senso di déjà-vu addosso provo ad ascoltare il telegiornale ma non ce la faccio proprio a non provare un senso di fastidio, quel fastidio urticante che non ti lascia proprio. 
Provo a dare una chance al giornalista che fa il suo mestiere e ascolto.
In contemporanea e nel modo più sbagliato butto un occhio anche ai social e assieme al senso di fastidio arriva anche un senso di repulsione per quello che gli stessi social, certi almeno, possono partorire. 
In TV parlano del vaiolo delle scimmie, la nuova epidemia -pandemia che è arrivata sulla porta di casa. Il ricercatore che parla, credo forse qualcosa di più, arriva dallo Spallanzani di Roma, l'ospedale dove all'inizio della pandemia di Covid furono ricoverati i primi pazienti cinesi, dove si avviarono le prime ricerche.
Dalle parole usate, dalla gestualità usata, l'uomo non corre rischi particolari, non ci dovrebbe essere il rischio pandemico. Anche un altro parere simile arriva dall'EMA, l'Agenzia europea di medicina, fonte qui di più che attendibile. Un'altra insomma, a confermare e rimarcare l'impossibilità di trasformare questi contagi in pandemia. Lo dicono proprio adesso, in TV, praticamente in tutte le TV tutti i giorni; tanto basta per tranquillizzare una popolazione tutto sommato uscita piuttosto ammaccata (nel fisico, nel morale, nell'anima) dall'ultimo biennio.
Quasi rilassato abbandono il telegiornale e inizio un blando zapping serale.
Apro Twitter, veloce, breve, immediato e il fastidio da asfissiante diventa urticante. La stessa sgradevole sensazione di indossare biancheria intima di due taglie in meno torna.
Leggo messaggi provenienti da account non amici, non nella mia lista ma presenti in rete. Leggo.
Sensazione stridente, serro involontariamente le mascelle, è un riflesso nervoso. Ci risiamo, l'altro me che vive dentro di me sbraita, sbotta, bestemmia in sintonia col mood veneto. Ne parlavo con amici e colleghi qualche giorno fa quando la notizia del vaiolo delle scimmie e la peste suina che ha costretto Roma in una nuova zona rossa si sono accavallate una sull'altra; mi chiedevo quanto avremmo dovuto aspettare.
Che cosa? I reflussi complottisti, quelli che "anche questo ci costringerà a vaccinarci", quelli che "è uscito sicuramente da qualche laboratorio", quelli che "non ci dicono la verità", quelli che "loro sanno la verità". Si, ma loro chi? I soliti noti suppongo.
Scrivendo le ultime righe penso a Beppe Viola, al suo "Quelli che" originale, a cosa in questi anni bui avrebbe partorito la sua mente florida.
E da un social fondamentale di messaggistica breve ad un social più ampio come Facebook e rimango con addosso lo stesso intimo più piccolo di due taglie. Stanno tornando le "pagine" di liberi e colti pensatori, i complottisti da studiolo o divano che diffidano del governo, della sanità e che sono portato a credere che neppure provino a guardare i film della saga de "Il pianeta delle scimmie" per paura di venir contagiati via pixel perché obbligati al vaccino anticovid ora hanno un microchip sottocutaneo e si ammalano wireless.
Provo subito a cambiare intimo per non soffocare idealmente; chiudo i social, salto i telegiornali e apro il mio quaderno nero.
Povera Italia, pure oggi che è la tua Festa 
Buon 2 Giugno.


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