Storie della Preistoria

Il libro è bianco, rettangolare, nella metà superiore della copertina c'è una cornice quadrata a due colori: marrone chiaro e marrone scuro. Da dentro il quadrato sorride una scimmietta disegnata a matita.
Nel 1983 frequento la quarta elementare, il mondo si appresta a navigare in internet, sono tempi di Guerra Fredda, da un lato lo statunitense Reagan, dall'altra il sovietico Gorbaciov, nel mezzo due persone diverse fra loro. La Lady di Ferro, il primo ministro britannico, Margaret Thatcher e l'anonimo soldato sovietico Petrov, due che con metodi e modi diversi salveranno il mondo da una possibile guerra nucleare. Ma quando inizio la classe quarta tutto questo non lo so, so che ancora la mattina a settembre fa fresco e che solitamente pochi giorni dopo l'inizio dell'anno scolastico Loreo festeggia San Michele, il 29, e papà ha un giorno di festa in più, noi studenti pure e ci sono sparsi per le vie del paese bancarelle di mercato e il luna park.
"Ti ho mai parlato di For Michiere? O della signora Gi Raffa?"
Mio figlio mi guarda sorpreso. Continuo.
"Neanche di Cocco Drillo e la sua fame?"
Fa caldo, quello afoso dell'estate in riva al mare.
Oggi gita allo zoo, luogo che io in verità non amo molto ma che lui e la sorella amano perché permette loro di vedere da vicino animali altrimenti visibili solo su libri e documentari.
Lo zoo qui in Friuli è sul mare a Lignano Sabbiadoro, un'ora di strada da dove abitiamo, praticamente sulla porta di casa.
Lo sguardo di mio figlio continua ad essere un misto fra il curioso e il dubbioso; capisco che non si aspettava una domanda del genere.
Il grembiule è azzurro pallido, quasi un blu stinto. Lo indossiamo tutti, i bambini e le bambine perché è semplicemente il colore della classe e siamo lontani dalle polemiche gratuite di questo ventennio del nuovo secolo; siamo venti bambini del paese e anche la maestra è del paese, una bella signora di nome Maria Rosa che per l'anno scolastico del 1983 ci indica il libro da leggere, narrativa si diceva allora.
Come ogni bambino prima e dopo della mia frequentazione elementare, storco un po' il naso, penso che sarà un libro noioso, lungo come un anno scolastico e soprattutto "che non ho scelto io in libreria".
Libretto bianco, poco più di 200 pagine, tutto bianco e una scimmietta disegnata che a guardarla bene sembra prenderci tutti un po' in giro. Lei lo da già che di quello che nasconde sotto di lei dovremo trarne dei compiti per casa che non vorremmo dover fare. E ride.
"Pensavo di avertene parlato, ne sei sicuro? Neanche del pompiere brasiliano Bra Dopo o di Go Rillino che finisce a Londra direttamente dall'Africa?"
Scuote la testa e muovendo la mano libera nell'aria, quasi seccato, mi dice che "No, papà, non me ne hai mai parlato. Chi sono queste persone strane?"
Sorrido divertiti mentre lo guardo e gli tengo altrettanto divertito la mano. Passiamo davanti il recinto delle giraffe che mi fa notare, sono davvero molto alte.
"Mi sapete dire come mai Gi Raffa non riesce a specchiarsi nello stagno?"
La voce della maestra non mi ha mai intimidito, neanche le poche volte che ci rimproverava. Non per mancanza di rispetto, anzi, perché mi ricordava la voce di una mamma (cosa che per quanto strana potesse sembrare a noi bambini effettivamente lo era) che aiuta i figli nei compiti. Nessuno sa la risposta e rimaniamo in silenzio, tutti con lo sguardo sul libro aperto sul banco.
"Gi Raffa non riesce a specchiarsi nello stagno perché dall'acqua esce Cocco Drillo e lei impaurita rinuncia a guardarsi nell'acqua rimanendo col dubbio di essere davvero grande o piccola."
"papà hai visto che collo lungo che hanno, guarda dove gli hanno messo da mangiare!"
Il particolare rifugio delle giraffe lo incuriosisce molto; il cibo è posizionato oltre i tre metri di altezza in quella che sembra una casa colonica con il fienile nella parte superiore.
Camminiamo osservando tutti i punti dello zoo alla ricerca di qualche animale nascosto nei cespugli, nell'acqua immobile di uno specchio d'acqua. C'è caldo, troppo forse, il mare e il fiume Tagliamento lì vicino saturano l'aria di umidità ma oggi è la giornata dello zoo e resistiamo. Più avanti ci sono aree verdi e fortunatamente un punto ristoro.
Il libro che proprio non doveva piacermi in realtà inizio a leggerlo la sera prima di dormire. È di un signore, scoprirò poi che è uno fra gli scrittori italiani più famosi, che a me sembra molto vecchio che si chiama Alberto Moravia.
La maestra Maria Rosa ci dice che faceva anche il giornalista, che per lavoro girava il mondo e che ha scritto tante storie dall'Africa. Proprio per questo suo particolare lavoro ha visto tanti animali diversi fra loro e gli è venuta l'idea di farli parlare, renderli quasi umani, nei racconti di questo libro.
L'aria inevitabilmente lega assieme l'odore della natura e l'odore di salsedine. I fiori rosa delle bouganville colorano angoli sparsi qua e là del giardino zoologico. I fiori sembrano contenti di essere usciti dall'inverno.
Passiamo vicino ai recinti dei canidi africani che per qualche motivo oscuro nei film di animazione vengono sempre scelti per fare la parte della spalla comica.
Lo sciacallo a differenza della iena non ha il manto a chiazze e ha un muso meno schiacciato, i tratti ricordano più una volpe che un cane. Ha i riflessi del vello dorati.
Denis si ferma ad osservarlo, un esemplare gli si avvicina dall'altra parte del vetro. Si guardano, nessuno dei due emette un verso, un suono. Mio figlio si stacca dal vetro e saluta con la mano il piccolo canide.
"Ti piace lo sciacallo?"
"Si, ha il pelo colore giallo, ma il giallo che io uso per colorare il sole."
Il punto di vista dei bambini è sempre qualcosa di entusiasmante da ascoltare.
"Allora quello lì che si è fermato a guardarti lo potremmo chiamare Scià Callino, con l'accento con la a, che dici?"
Mentre continuiamo a camminare so che sta pensando al nome che gli ho proposto.
"Perché hai scelto un nome così?"
Ho la risposta pronta.
"Perché ne conoscevo uno quando ero poco più grande di te che chiedeva sempre consigli ad un uccellaccio brutto e vecchio di nome Mara Bu. Solo che questo uccellaccio voleva solo che lo sciacallo gli portasse carogne da mangiare e gli fece perdere la fidanzata."
"Davvero?"
Sgrana gli occhi sorpreso, forse dal fatto che anche gli animali possono fidanzarsi.
"E chi era la fidanzata?"
"Scia Callino amava Gi Raffina ma per colpa dell'uccellaccio non si videro più."
"Che brutta storia mannaggia!"
Lo love story africana sembra averlo coinvolto. Gliela racconto al tavolo del bar mentre facciamo pausa in solitudine che mamma e sorella seguono un percorso tutto loro.
Lo lessi di gusto, una pagina dopo l'altra senza mai perdere il filo del discorso. Cercavo il racconto con la scimmietta della copertina come protagonista ma non c'era perché la scimmietta furba ci stava prendendo tutti in giro e lei si era messa in posa solo per la copertina.
"Storie della preistoria", questo il titolo del libro ci accompagnò per tutto l'anno scolastico, un po' alla volta, leggendo ognuno a voce alta uno dei racconti. Curiosamente è un libro che ho riletto anche anni dopo aver tolto il grembiule azzurro pallido, quasi blu stinto. Mi divertiva l'ironia semplice dei nomi e le storie narrate, davvero poco animalesche.
La giornata allo zoo è continuata dando ad ogni animale visto un nome tutto nostro, esattamente come il signor Moravia, quasi a rendere quegli animali meno soli e farli sentire animali "di famiglia".
Ad animali "nuovi", quelli riscoperti o importati dopo gli anni '80 abbiamo inventato una sorta di biografia tutta nostra, divertente e leggera.
Ci torniamo ancora allo zoo per vedere come stanno i nostri animali, se qualcuno ha ingrandito la famiglia e se ci capita, inventiamo una storia nuova. E ridiamo.
Il libro lo ha letto anche Denis con curiosità e tanto interesse, a volte ricordandomi lo sguardo furbo della scimmietta in copertina.
L'ultima volta che ne abbiamo parlato mi ha posto un quesito mica da poco.
"Papà ma se invece di questi animali un po' umani del libro fossimo io e te ad essere animali?"
Già, proprio così.



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