Mentre la settimana inizia, finisce, con il caos nei cieli d'Europa, a Roma e dintorni ci si prepara al Mercoledì, 20 di luglio, che cambierà inevitabilmente le sorti tricolori, non solo del Governo Draghi ma anche dei partiti, movimenti, partitini che in questi tre anni hanno affiancato i premier che si sono susseguiti a Palazzo Chigi.
Ad oggi che al 20 di luglio manca davvero poco l'impressione di noi che assistiamo ai numeri da circo del Grande Circo dell'Emiciclo è che Draghi arriverà all'appuntamento a Palazzo un po' più forte di quando vi è uscito per salire dal Presidente Mattarella. Già dal Quirinale ne è uscito un po' più saldo grazie alla scelta del Presidente di tutelare gli interessi del Paese e la sua collocazione internazionale. Mossa che ha anche permesso al premier di volare in Algeria alla ricerca di gas da importare in Italia per renderci finalmente indipendenti da Mosca e dintorni. Di più.
Lo stoccaggio futuro di gas a Mazara del Vallo un Sicilia potrebbe divenire punto strategico per lo smercio di gas algerino in Italia, una mossa economico-politica tutta figlia di Draghi, del carisma che porta con sé. Il premier può piacere oppure no ma non c'è dubbio che il Paese stia uscendo dal pantano del lungo periodo Covid grazie alle strategie (ripeto, condivisibili o meno) di questo Governo.
Che come detto, mercoledì prossimo si presenterà sicuramente un po' più forte alla resa dei conti di palazzo.
È vero che il patto di fiducia fra Governo e fiducia è a quanto pare venuto meno però è anche vero che nessuno dei leader politici protagonisti sembra in grado di presentare un piano generale degno di tale nome. Nessuno dei protagonisti in gioco, Salvini, Renzi, Berlusconi, Letta, Meloni e ovviamente Conte, può dire di avere pronto il piano di intervento. Un'idea, una disegno, qualche parola scritta su di un tovagliolo di carta. E questo rende la posizione di Draghi un po' più solida. Ma non è solo questo aspetto a rendere l'attuale premier più saldo; c'è un popolo, anzi un Popolo vario, trasversale verrebbe da dire, che a gran voce chiede che rimanga al suo posto, ed è il Popolo che ha la voce dei sindaci, del personale sanitario già sotto stress dopo la pandemia di Covid, del terziario, quello che lavora, che ha chiaro il il polso della situazione. Quelli che si chiedono: "Perché ora?", ora che i tanto agognati soldi del Pnrr stanno arrivando alle varie destinazioni d'uso, adesso che ci sono da aiutare le famiglie, la gente che lavora. Alla domanda per ora non c'è risposta, la sola risposta delle forze politiche in campi è quasi unanime nel richiedere a gran voce "nuove elezioni, ora", ora? E forse nel dirlo non colgono quanto disperata appaia questa richiesta adesso, quanto agli occhi di noi che siamo il popolo le attuali forze pseudo politiche ci sembrino fragili, deboli di carta velina. E il sospetto che Draghi non si dimetta viene invece osservando la gestualità, l'espressione del viso mentre parla a giornalisti, presidenti, delegati, con i sei ministri al seguito in Algeria alla ricerca del gas, disperatamente. Parla da politico sicuro di sé e del consenso in senno all'Europa, altrettanto sicuro che per noi Popolo le sue dimissioni avrebbero il sapore del tradimento, aspetto questo che Draghi sicuramente sta considerando. A Roma intanto la via Crucis verso l'Emiciclo è iniziata con tutti ma proprio tutti i protagonisti del Grande Circo pronti ad urlare dentro microfoni pelosi il dissenso, il consenso, le elezioni, le dimissioni, i flash mob e i manifesti. Bravi tutti a buttare tutto "in caciara" in attesa di quel mercoledì 20 di luglio quando Draghi chiuderà più di un conto.
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