Il signor Sergio cammina per il salotto, agitato, le mani dietro la schiena. Si avvicina alla finestra che da sull'ampio cortile. Con una mano scosta la tenda e guarda. L'amico non si vede ancora.
"Chissà perché è in ritardo? Avrà cambiato idea forse..."
Lascia la tenda, richiude la finestra. Si sposta nervoso per il salotto, tocca con una mano lo schienale di una poltrona. Tocca quasi con studiata sufficienza un centrino bianco, sistema la piccola statuina in dolomia.
"Laura, ha chiamato qualcuno?"
Laura è la figlia del signor Sergio; corre in salotto dal padre.
"No papà, non ha chiamato ancora nessuno. Magari ha trovato traffico."
Roma di martedì, anche se è estate e il caldo brucia le gole, non è l'ideale per spostarsi nel traffico ed essere puntuali.
Il signor Sergio si siede su un'altra poltrona, di pelle, rumorosa. Guarda un quadro ad olio appeso davanti a sé.
Il sole che passa a fatica attraverso le spesse tende ne illumina una piccola parte, quel tanto che da un po' di movimento al dipinto.
"Papà, vuoi bere qualcosa di fresco mentre aspetti?"
La voce di Laura lo coglie di sorpresa, perso com'è nei suoi pensieri. Pensa che il giorno prima ha parlato con quel giovane uomo con gli occhiali dal delicato accento francese, poi al telefono, lui che non li sopporta, con quel ragazzotto lombardo che parla sempre esasperando un po' i toni. Nessuno dei due lo ha convinto. Per questo attende con ansia l'amico.
Il passo dato dalle ciabattine da camera è silenzioso, discreto. Afferra il bicchiere di acqua e menta che la figlia Laura gli offre.
Dal cortile arriva il rumore di una portiera, il signor Sergio posa il bicchiere, corre alla finestra, sposta la tenda.
"Laura è arrivato, corri ad aprire!"
Gli occhi del signor Sergio si accendono. L'amico è arrivato. Anche il suono del campanello lo annuncia.
"Vado io papà, sono già qui."
La figlia sembra divertita nell'inconsueto ruolo di governante del padre.
Apre la porta sorridendo all'ospite.
"Venga, si accomodi, la stavamo aspettando."
Mentre l'ospite entra dalla grande porta del salotto esce il signor Sergio.
"Mario! Che piacere, finalmente!"
Corre incontro al signor Mario e gli stringe le mani, entrambe, guardandolo negli occhi.
La figlia Laura chiude la porta e con discrezione si dirige in cucina, c'è una caffettiera per due da preparare.
I due amici si siedono uno di fronte all'altro guardandosi negli occhi. Quelli del signor Sergio cercano una rassicurazione, quelli del signor Mario hanno lo sguardo duro, stanco e un po' arrabbiato.
"Mario, ascoltami, non ascoltare i ragazzi che parlano sempre un po' troppo, che l'età non li aiuta. Sono all'inizio, possono sbagliare..."
Il signor Mario ascolta, si appoggia allo schienale.
"Non sono i giovani e le giovani che urlano ad infastidirmi. Sono soprattutto quelli che vogliono cambiare senza saper come fare, come muoversi. Che magari pensano che gli anni passati fossero la normalità."
"Mario, lo so che devi pensarci bene, che non vuoi sbagliare ma sono giovani dai."
Il signor Sergio lascia quel"dai" sospeso nello spazio fra loro due.
"Il caffè è pronto!"
Entra al momento giusto Laura posando sul piccolo tavolino di legno scuro il vassoio con sopra due tazzine di ceramica bianca e decori floreali dorati, la zuccheriera abbinata e la Bialetti da due.
Ne verso il contenuto nelle due tazzine e si ritira sorridendo al padre e all'amico.
Il signor Mario non mette li zucchero.
"Mario lo sai che mi ha chiamato anche quel giovane un po' in difficoltà che non è di qui. Mi ha detto che gli farebbe piacere se tu rimanessi. Anche quell'altro ragazzo sempre un giacca e cravatta sempre abbronzato."
Il signor Sergio sa che l'amico è un po' in difficoltà, che questo tipo di delusioni possono fare prendere decisioni frettolose e sbagliate.
Il signor Mario riposa la tazzina sul vassoio e parla.
"Lo so Sergio, anche quella mia amica tedesca mi ha detto le stesse cose e anche quell'amico lombardo di una certa età con la villa, quella grande, con quel grande giardino."
Il signor Sergio si strofina i palmi di entrambe le mani sulle ginocchia, contento. Sa che il vecchio amico la sua decisione l'ha presa, forse gliela anticiperà o forse gli farà capire qualcosa.
"Mario, domani chi vedrai alla fine?"
Il signor Mario sorride ad un angolo solo della bocca, un'espressione che al signor Sergio è sempre sembrata un po' inquietante.
"Vedo tutti, i giovani e i più vecchi, così posso parlare con tutti e a fine giornata prendere la mia decisione."
Il signor Sergio lo guarda negli occhi, pensa ad un anno prima, al sorriso spontaneo allo stadio, ad un'estate a suo modo vincente.
"Allora possiamo star tranquilli? Possiamo prenotare io e Laura, la casa al mare?"
Quasi una supplica per l'enigmatico amico che si alza e stringe la mano al signor Sergio.
"Sergio, goditi le vacanze con Laura, domani capirai, ora vado che quel giovane lombardo che parla sempre un po' troppo mi sta aspettando."
Il signor Sergio stringe la mano dell'amico con le sue, lo guarda negli occhi.
"Mi chiami domani, vero? Appena sai qualcosa?"
L'amico sorride.
"Certo Sergio, lo sai che ti chiamo."
Il signor Sergio accompagna all'uscita il signor Mario. Mentre questi scende le scale lo chiama per dirgli un'ultima cosa.
"A Ma' famme dormi tranquillo stanotte!"
Il signor Mario esplode in una risata, alza la mano per salutare l'amico e scende veloce le scale.
Il signor Sergio chiude la porta, si dirige verso il salotto, verso la sua poltrona.
"Laura per favore, un bianchetto!"
E mentre si siede sente lauro dell'amico lasciare il cortile.
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