Armate Brancaleone

Quindi da ora in poi funzionerà più o meno così, che spera di vincere chi tirerà addosso agli altri più fango possibile. Fango usando chiaramente un eufemismo. Dopo la domenica della presentazione dei simboli, dell'uso o meno reclamato qua e la del bianchetto per cancellare passati ingombranti e nomi scomodi, dell'affissione del taumaturgico foglietto il circo è iniziato per davvero. Certo, visto quello che è successo nelle varie Armate Brancaleone che sono diventate le coalizioni politiche nostrane i giorni per presentazione la base per "buttare tutto in caciara" si intuiva. La corsa al seggio blindato, quello che "ci vado solo se vinco sicuro", le coalizioni nate "per una poltrona a moglie, figli, parenti tutti" tolgono tutto il bello che la politica per il ruolo importante nelle nostre vite ricopre, contiene in sè. Conterrebbe, conteneva. Adesso assomiglia ad un involucro svuotato, uno di quei sacchetti per alimenti che una volta vuoto lo riempie con cose svariate, lontane dal ripieno originale. La sensazione percepita dopo l'ufficialità dei nomi pronti a darsi battaglia in questa versione "on the beach" della campagna elettorale è simile a quella che si ha per strada dopo un violento acquazzone che sale l'acqua dalle condotte...ed è tutto dire. Il fango si sposta sui social, sulle pillole quotidiane di qualche ex premier che rispolvera assieme a dosi oggettivamente imbarazzanti di fondotinta, "cerone", termini persi nei meandri della memoria, desueti anche per chi all'ideologia magari comunista ci credeva. Dopo la visione della pillola social dalla scrivania finto studio, coi liberi finti stile esposizione dell'Ikea, la pelle d'altronde liscia finto giovane, anche chi lo era si sarà chiesto "comunista chi?". E i social vanno a ritroso nel tempo mediatico cercando vecchi filmati giovanili, vecchie boutade ad uso e consumo degli ascoltatori del tempo, di un altro tempo che a rispolverarlo adesso non ne vedi proprio il senso. Tutto questo mentre dall'altra parte, fate voi, c'è un'aria di mestizia che non può rasserenare  gli animi degli elettori. Poltrone in cambio di voti, di appoggio ma dove lo appoggiamo poi questo appoggio? Tutto studiato a tavolino per garantire una poltrona, anche una sedia concertina magari nel corridoio del Transatlantico, il grande salone posto sul diametro dell'emiciclo del Parlamento e chiamato coì per gli arredi simili a quelli delle grandi navi dei primi del '900. Si, perchè quello che a noi elettori forse sfugge, così assopiti nelle nostre pennichelle feriali, è che dal prossimo 25 settembre 2022 le poltrone disponibili sono molte di meno; dalle precedenti 945 fra Camera e Senato si passa a 600 e proprio questa è la grande paura dei candidati, il motivo della corsa disperata a trovare un qualsivoglia accordo, non importa in quale dei tre poli ci si trovasse a richiedere. Si, perchè assieme all'acqua che sale in superficie all'improvviso ci siamo trovati fra le mani un terzo polo che ricorda molto il disneyano Balto, "che non è cane, non è lupo", "che non è di sinistra, non è di destra, che forse si siede al centro". E che a creare questa creatura siano stati un ex premier e un ex ministro fuggito dal precedente matrimonio senza neanche avere avuto il tempo di consumare, lascia molti dubbi già sulla soglia del seggio elettorale. Toccherà prendere in mano a noi che votiamo i rosari, i santini che i vari appartenenti o meno al mondo politico ostentano a favore di telecamera e fotocamera.  ma esiste poi un ex voto per azzeccare il risultato più giusto? Perchè il vero problema non sono i presunti politici big lasciati fuori dalle liste per ripicca, per statuto di partito, per volere del padre padrone, spero anche per un senso di pudore nel voler magari farci dimenticare gli scarsi risultati portati alla causa nazionale. Magari scomparendo all'orizzonte diritto a bordo del monopattino elettrico.



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