Quaresima elettorale

Adesso viene il bello, la Quaresima dei partiti e dei movimenti che si conclude profanamente il 25 settembre 2022. Inizia a breve quel lungo periodo politico in cui tutto vale, uno vale uno, due, tre, solo se stesso. Il periodo in cui come astuti mestieranti o folli incoscienti i rappresentanti politici escono dal loro Giordano, fonte battesimale che ne ha lanciato la campagna elettorale, e si addentrano nel deserto italiano, fatto non di sabbia rovente ma di fibre ottiche incandescenti pronte a tentare il politicante di turno con post velenosi, tentatori on line come demoni.
Il deserto è in realtà terreno fertile, ricco finanche, per chi vuole allargare il proprio orizzonte e le proprie entrate; lo si riempie di parole, promesse, favole moderne e antiche litanie rispolverate per l'occasione. Come fosse penitenza catecumena, solo che la penitenza in questo caso è negli occhi di chi guarda, nelle orecchie di chi ascolta, che fra un granello di sabbia fastidioso e l'altro finisce magari per crederci e accodarsi al colpo e di turno,come nuovo discepolo.
Discepoli di un nuovo ponte, anzi del nuovo Ponte, opera sublime che fra le dune del deserto è stato rispolverata come toccasana per tutti i problemi di una certa parte del paese.
Discepoli fedeli al verbo di chi adesso si batte il petto per la difesa di cani, gatti, scoiattoli, boa, scorpioni a scapito magari del "cucciolo di uomo" lontano, in balia delle onde. Ma per chi guarda e ascolta sono dettagli insignificanti, vuoi mettere l'animale, pure Anubi era venerato no?
Anche questa camminata nel deserto in fondo è una conversione ad una figura divina, magari divinizzata con slogan in odore di Ventennio per modi e teatralità, o figure miti, eterne spalle di altri, acclamati a furor di popolo, il quale non era proprio al corrente della cosa, dalla lontana e placida Lutezia. E come divinità zoppa ha chiamato a sé ogni viandante rimasto losenza dimora o a rischio di perdere la stessa, somma protezione di terga e futuro, ma prima bisogna guadagnarsela.
Come? Predicando, attraversando con il Verbo il deserto sabbioso. 
Adesso viene il bello, la Quaresima, le promesse, le tentazioni di fare e disfare e non fare più mai nulla che tanto non ne vale la pena, i discepoli dimenticano facilmente.
Ed è vero forse. Chi ha occhi per guardare ed orecchie per ascoltare dopo la traversata del deserto cerca riparo, da bere, fresco. Dimentica i ponti, le tasse "piatte", il blocco navale che Cartagine ci può invadere, le pensioni e le casalinghe da tutelare, così tanto da ripagarle in lire (cit. un graduato italiano) e vota, inserendo nell'urna elettorale la scheda di fine Quaresima, che ora può iniziare la festa.


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