Sentirsi Pasquale Ametrano

All'interno del seggio elettorale sentirsi un po' Pasquale Ametrano, ecco il mood di quest'autunno, più diffuso di quanto sembri.
Non c'è un viaggio poi tanto lungo da fare da casa al seggio, dati di Google Maps riportano 350 metri appena, quindi l'Alfasud rossa con gli interni in pelo e le borchie cromate nei cerchioni la lascio in garage. Tanto più che la benzina oggi come oggi ha raggiunto picchi da gioielleria e c'è più convenienza a tenere ben parcheggiate le proprie vetture.
Sentirsi un po' Pasquale Ametrano, tartassato dagli stessi connazionali creduti amici ma in realtà rivelatosi semplici approfittatori, ladruncoli di periferia gelosi delle cose altrui. Connazionali che promettono le cose nuove, belle, che quelle altrui sono fallate, brutte, sporche e cattive. E in periodo di promesse tutto va bene per gli imbonitori politici che trovano all'altro capo dello schermo gli Ametrano in attesa della parola guida. Che spesso rischia di portarci fuori strada. E più ci avviciniamo al seggio, all'intimità del voto più ci sentiamo derubati, feriti da quella classe politica che ci sorride finta da cartelloni pubblicitari formato drappo del palio.
E aprendo la scheda, la prima per la Camera eanche la seconda per il Senato pensi che le poltrone comode e sognate sono meno, abbiamo deciso di tagliarle e un po' ci così, una vittoria di Pirro certo ma vuoi mettere la soddisfazione?
Il Pasquale Ametrano allora cosa fa in un impeto di orgoglio? Scarabocchia la scheda, la annulla che queste elezioni si sappia che per noi italiani sono una farsa, hanno l'odore della commedia all'italiana. Consegna la propria scheda al presidente, vota, la scheda cade nell'urna e a quel punto allarghiamo le gambe, poggiamo sicuri i pugni sui fianchi, alziamo un braccio al cielo e lo urliamo, succeda quel che succeda...
"Affan....!"
Con tanto di punto esclamativo alla fine e tanta soddisfazione in viso.





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