Il gran giorno (minuscolo)

Venne il giorno. Venne il giorno che tutti non stavamo aspettando, che tutti avevamo programmato diversamente. Almeno all'inizio dell'estate appena finita, quando le ferie e l'ombrellone sembravano essere gli unici problemi da affrontare. Ed invece...
Invece oggi è domenica 25 settembre 2022, fuori piove e l'aria ci ricorda che è autunno, che ci stiamo recando al seggio elettorale per esprimere un voto che è una forzatura, dopo una delle campagne elettorali più brutte degli ultimi anni, forse di sempre.
E l'attesa, il voto, diventano un obbligo, maldigerito come tutti gli obblighi; il 24 settembre, la vigilia del voto era ben accetto il silenzio stampa sulle elezioni, sul mondo politico con tutti gli annessi e connessi, una giornata da dedicare al TV spazzatura, spettacolo, streaming senza questo o quel candidato intento a parlare male dell'avversario. Dal divano ho ascoltato i servizi su dove è sepolta la Regina Elisabetta II (di vitale interesse nazionale nostrano per altro...), l'intervento presso l'Onu del russo mi istro degli esteri Lavrov che me lo vedo intento a cercare le parole giuste per uscire dal cul de sac in cui Putin sta trascinando i russi e noi europei (Lavrov speravo continuasse ad essere il volto spendibile dello Zar ma evidentemente ho sbagliato molti calcoli), le lacrime di Federer agli ultimi game sui campi l' dinesi della O2 Arena, dei colleghi rivali e pure nostre (comunque la si pensi si chiude un'era), tutto senza vedere una sola delle facce dei protagonisti dei Tre Poli mai così opposti.
Anche la pioggia e il caffè assumono un senso ed un sapore diverso quando semplicemente ti rilassi. Fino a quando non apri uno a caso dei social. Ma proprio uno a caso e la pioggia comincia a darti fastidio, il caffè ti regala un po' di acidità di stomaco, il divano sembra più scomodo e la TV "trasmette sempre quelle robe".
Nel giorno del silenzio elettorale la stampa tace, glissa, sorvola, rispetta loro, i candidati (minuscolissimi) no. Anzi.
Escono dai meme, da quelle foto con commenti ironici che tutti guardiamo, creiamo, condividiamo e parlano. Sparlano, cercano ultimi consensi con tweet, post, video da esperti tiktoker ottuagenari. Nel giorno del silenzio elettorale.
Ecco che aumenta il senso del fastidio per le modalità di questa campagna elettorale, per un voto che noi elettori non volevamo, per la solita inutile bagarre di insulti, urla, sorrisi storici e strette di mano viscide.
Esco dai social, per carità, chiedendomi perché? Perché i proprietari dei social non bloccano l'utente riconosciuto ufficiale, facente parte di un preciso partito politico non blocca il post, il tweet, l'account, in rispetto alle leggi italiane (perché ci sono, noi utenti poveri rischiamo il blocco punitivo per una critica o una foto)? Perché forse per loro è tutto un gioco? 
Con questi pensieri chiudo la giornata, mi butto sfinito sul letto sacramentando.
Cercando di dormire.
Venne infine il giorno, venne anche la pioggia e il suono della sveglia. Occhio aperto, la spengo. Ascolto. È il 25 penso, mi giro dall'altra parte.


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