Voto o non voto

Sono senza parole, senza una seppur vaga idea di voto. Non perchè manchi un candidato, anzi, se fosse solo per questo vedo che in questa tornata elettorale ce ne sono fin troppe di alternative; tante, nessuna valida, convincente. Nessuna che offra quel qualcosa in più. Ad oggi mancano dieci giorni al voto, finalmente. Si, finalmente. In grande, in maiuscolo. In questi giorni estivi roventi di calore e di polemiche abbiamo assistito ad una gara a chi fra i candidati ha fatto peggio. Nel senso che è stata una valanga di strafalcioni, gaffe, ripicche e caccia all'errore guardando sempre in casa d'altri. Mai nella propria, fra le proprie cose, guardando nei propri armadi. C'è stato lo sbarco massiccio, con orgoglio quasi, del mondo politico nel mondo social per accaparrarsi i voti dei giovani, che non sono pochi, che hanno un peso specifico anche nel lungo periodo. Una mossa figlia dei tanti social media manager usciti allo scoperto negli ultimi anni, sull'onda dell'avvento del Movimento; i vecchi, obsoleti addetti stampa insomma. E i risultati finora sono stati a dir poco esilaranti perchè hanno inconsciamente, forse, esposto il candidato alla battuta, alla risposta irriverente dell'utente-elettore, sempre molto attivo sulle tastiere social. Il passaggio dal simil comizio fermi, immobili, seduti alla scrivania, circondati da libri-complemento d'arredo, foto ricordo del tempo che fu, santini, rosari, madonnine che neanche il candidato sindaco di Lourdes...(per tacere di cornetti portafortuna esposti sul piano ricoperto di fogli, appunti, gobbetti e numeri della Smorfia neanche fossimo nei Rioni...) al candidato in piedi spesso, in un punto a caso della casa, dell'ufficio, intento a parlare alla web cam come se fosse sul palco in Piazza del Popolo. E in questi giorni pieni comunque, a quanto pare da alcune uscite all'insaputa del candidato, di argomenti seri, importanti, decisivi abbiamo incrociato tweet o video piuttosto vanneggianti di ogni colore politico, senza distinzioni proprio. Argomenti che a guardare bene nessuno dei candidati in campo ha saputo affrontare, spiegare, eventualmente proporre una soluzione, anzi. Ci sono state date soluzioni irreali, figlie evidentemente di un mondo personale che non esiste, che certificano quanto il mondo reale e quello politico appartengono a realtà diverse. Polemiche sulla famiglia, sul lavoro, sulla guerra, sulle sanzioni alla Russia, inneggiando alle volte a brindisi lugubri, puntando il dito sull'animazione dedicata alla prima infanzia, su tutto quello che può essere appiglio per la polemica. A noi elettori non rimane che seguire sui nostri account social le boutade politiche tricolori, a lasciare commenti sui video goliardici in pizzeria di ministri (minuscoli, estremamente minuscoli, come persone e come ministri) della Repubblica, a commentare schifati le uscite xenofobe di altrettanto improponibili candidati. Tutti i giorni, a tutte le ore, perchè questo mondo politico ha scoperto che i social non chiudono mai e le menti prolifiche dei social media manager sembrano in grado di partorire idee 24 ore su 24. E tutti i giorni, un pò alla volta, un minuto alla volta, la mia voglia di votare viene meno, perchè questo voto nasce da un'idea sbagliata, da decisioni prese da partiti che ora cavalcano quelle stesse decisioni come errori dell'altra parte. Questo voto è un obbligo, un errore che pare toccare a tutti noi pagare. 


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