La torta di mele

Sbuccio le mele seduto al tavolo, al solito posto. Ne prendo una dalla terrina bianca e inizio a sbucciarla un pò controvoglia. Personalmente adoro mangiare le mele con la buccia ma questa volta mi servono pulite dalla loro buccia. La terrina è ripiena di mele gialle e verdi, maculate; sono le mele renette. Possono essere anche di altri colori ma per la torta di mele preferisco usare quelle gialle e verdi che erano le uniche che trovavamo in casa in quanto le preferite dal mio papà. La terrina bianca profuma la cucina di mele, un profumo dolce che nasconde un sapore zuccherino e acidulo. In un altro angolo del piano di lavoro ho preparato lo stampo rotondo da forno del diametro di 23 cm circa; è uno stampo con la cerniera come ho visto usare a mia madre un sacco di volte la domenica mattina. Il mio stampo non è cosparso di un velo di burro e farina fatta roteare ed assorbire dal burro stesso da mia mamma con dei piccoli colpetti, come se stesse percuotendo un tamburo. Per farla un pò più leggera e facile da pulire ho rivestito lo stampo con la più pratica carta da forno. Ne ho sbucciate quasi 700 grammi e ridotto le fette in pezzi più piccoli. Le riverso in un contenitore di vetro e le bagno col succo di mezzo limone che non anneriscano mentre lavoro gli ingredienti per la torta. Sul piano di lavoro ci sono farina  doppio zero, zucchero e una ciotolina più piccola con grattuggiata la scorza del limone spremuta. Mi serve il setaccio per la farina e mentre mi alzo per prenderlo cambio frequenza alla radio. Prendo il setaccio un pò storto, vissuto verrebbe da dire, la trama metallica del setaccio dimostra l'età e l'usura dell'utensile. Vado verso il il piano di lavoro e lo passo a mia madre. Sposta lo sguardo su di me, mi sorride, come sempre, più di sempre quando siamo io e lei in cucina. Afferra l'utensile con una mano, con la mano libera prende il pacco della farina e rovescia il contenuto a pioggia nella terrina sottostante attraverso le maglie del setaccio. Finito con la farina chiude subito il sacchetto: "E' per le farfalle, così quando la rimetto in dispensa non arrivano!" Si pulisce velocemente le mani sul grembiule che non abbandona mai come fosse una sua divisa. Mi chiede di girare la musicassetta dentro il registratore audio. Le piace la musica ma il Toshiba due casse e due vani audiocassette è troppo anche per lei. Apro il vano per girare la musicassetta mentre lei aggiunge alla farina mezza bustina di lievito per dolci e  in una ciotola di vetro due uova, rossi e gialli, tuorli e albumi, assieme con una parte dei 200 grammi di zucchero. Mi chiede di passarle la frusta per mescolare in un unico composto gli ingredienti. Schiaccio il tasto play e mentre la cucina si riempie della voce di Domenico Modugno le passo la frusta richiesta. Prima di iniziare a montare uova e zucchero la mamma aggiunge un pizzico di sale. Obbietto che stiamo facendo un dolce. Denis mi guarda in attesa della risposta mentre accendo la frusta elettrica per montare a neve i due ingredienti. "In realtà non serve per il dolce, il sale esalta tutti gli altri sapori, le mele, lo zucchero, la cannella. In cucina si dice che esalta la sapidità di un alimento." Mi guarda incuriosito, solo in parte soddisfatto nella sua curiosità. "Lo sai cos'è la sapidità?" Lo chiedo perchè continua a fissarmi; mi dice no muovendo solo la testa. "La sapidità in poche parole è la vivacità di un sapore, quanto di quel sapore il tuo palato sente." Lo vedo convinto dalla mia risposta. "Posso cambiare la tua musica?" Aspettavo questa domanda. Lo guardo sorridendo, annuisco. Prende deciso la strada per il salotto diretto verso lo stereo. Per un attimo l'unico suono che sento in casa è il ronzio della frusta elettrica mentre ho aggiunto la restante quantità di zucchero al composto ormai spumoso. Dal microonde estraggo la tazza più malridotta della dispensa che ormai viene usata solo per far fondere il burro destinato alle torte. Scotta appena, la prendo veloce e ne verso il contenuto nell'impasto spumoso. La mamma posa la frusta su un piattino da dolci un pò sbeccato e aggiunge la scorza grattuggiata del limone e la cannella, mezzo cucchiaino appena, non di più. Guardo col viso quasi dentro la terrina, il profumo della cannella da bambino mi faceva sternutire. E ad ogni sternuto la mamma mi diceva sorridendo "Salute!", che fosse uno o fossero dieci. Unisce in una terrina sola il due contenuti, aggiungendo al composto spumoso un cucchiaio alla volta le polveri. Appena i due composti erano amalgamati dalla dispensa afferrava il brick del latte e lo versava a filo. Non tanto, 150 gr appena. Non appena finito di versare il latte riprendeva la frusta in mano e ricominciava ad amalgamare il tutto seguendo con la sua voce quella di Modugno. Il forno a gas iniziava a riscaldare tutto la cucina; 180° anche la domenica d'estate. Il timer sul display del forno suona, mi avvisa che la temperatura è stata raggiunta. Il suo trillo si intromette fra le note di "Believer" degli Imagine Dragons, gruppo statunitense preferito dal piccolo di casa. Mi sposto sul lavello con la ciotola delle mele, le strizzo per bene in modo da far uscire il succo di limone e velocemente mi sposto sul piano di lavoro; le verso sul composto e con la spatola mescolo dal basso verso l'alto per rendere omogeneo tutto l'impasto. Con la stessa spatola lo verso nello stampo pronto da infornare. Da adesso mancano circa 50 minuti, dieci in più se la torta si preferisce mangiarla meno umida. Mentre sistemo la cucina sento Denis cantare, improvvisare un reality musicale con le minifigures Lego. Canta e si diverte. Lo lascio tranquillo. Apro le finestre sul giardino, profumo della torta fa apparire con un balzo il nostro gatto Attila sul davanzale. Deve però accontentarsi di annusare l'aria perché la grata di metallo gli impedisce di entrare in cucina. Mi siedo sullo sgabello ad osservarlo un attimo, mi giro verso il forno. Mia madre indossa un buffo, ai miei occhi, guanto da forno arancione per estrarre la torta e farla scivolare dallo stampo ad un piatto un po' più grande degli altri. La osservo mentre posa il piatto come le altre volte vicino alla finestra che si apre sulla stretta calle. Afferro la busta con dentro lo zucchero a velo e corro verso mamma. "No, non ancora, bisogna aspettare ancora un po', che adesso è troppo calda. Torna pure a giocare che quando è ora richiami io." Prima sgusciarle via le rubo un altro sorriso mentre con una mano mi stropiccia affettuosamente i riccioli neri. "Perché non posso buttarlo sopra adesso?" Denis mi guarda stupito dal non poter versare subito lo zucchero a velo sulla torta. Gli spiego che è troppo calda e il calore scioglierebbe lo zucchero e bagnerebbe la superficie. "Torna a giocare coi Lego, ti chiamo io quando la torta è raffreddata." Parte correndo verso il salotto mentre gli stropiccio i capelli. Attila stanco di annusare solo il profumo della torta scende dal davanzale per allontanarsi pigro verso il suo angolo di giardino. Mangio i pezzi di mela avanzati mentre sento ricominciare le note di "Believer" Sorrido. Sorride la mamma mentre mi passa un pezzetto di mela.



Commenti