Più di 200 giorni

I giorni passati sono più di 200 e io da qui non percepisco il cambiamento. O meglio, lo percepisco in negativo alla voce economia per ora. Il peso più importante della spesa, pubblica e privata a quanto pare. Per un periodo che ad oggi sembra senza una data di scadenza.
Dopo più di duecento giorni ancora non abbiamo capito bene quale sarà l'esito del conflitto in Ucraina, perché di questo si tratta. Non un'operazione speciale, non una annessione con palesi brogli elettorali, no. È una guerra con i buoni e i cattivi, con chi attacca e chi si difende e nel mezzo chi scappa. Dalla guerra, dall'invasore e dalla nuova e precipitosa chiamata alle armi. Un popolo maschile in fuga, un continente in fuga dal gas, che ribolle sulla superficie del mare e vola liberamente minaccioso nell'atmosfera. E gli appelli alla pace del mondo politico, religioso diventano leggeri come gas nell'aria.
E nell'aria dell'Europa la guerra ha portato un palese distacco fra gli stati membri, già incapaci in passato di avere un'unità d'intenti peculiare di un'unione. Esattamente quello che l'attuale Unione Europea non è.
Gli Stati membri sono scivolati sul conflitto russo-ucraino mentre a Mosca le sanzioni a pacchetti non danno l'idea di spaventare lo Zar Putin, negli altri paesi del continente ognuno prende le decisioni economiche e politiche in autonomia, come il precedente della pandemia di Covid-19 ha ampiamente dimostrato. 
In questi più di 200 giorni di guerra il risultato più evidente è il numero di vittime, in divisa e civili, cadute su strade, campagne, case, rifugi un tempo sicuri, certi. La guerra ha creato migliaia di profughi, una speculazione economica quasi senza precedenti nel mercato energetico (Olanda e Germania non sono immuni da colpe in questo aumento esagerato del costo del gas), una paura latente nella gente comune  proiettate all'inverno e ai costi ad esso legati, una crisi già tangibile nelle piccole attività commerciali. 
Tutto questo mentre noi italiani siamo in attesa di vedere composto finalmente il nuovo governo per sentirci sicuri di avere quantomeno una guida che ci indichi quali soluzioni ci saranno per affrontare questa crisi. 
Crisi, a questo punto politica-economica-sociale, che ci cade addosso nel momento in cui si respira quell'aria di ripresa tanto attesa dopo il biennio post pandemia.
Invece...
Ci sono problemi seri, grandi, enormi, di origine bellica, approvvigionamenti energetici da trovare prima del freddo invernale; problemi economici che ora sembrano insuperabili.
Problemi che portano, tutti, ad un rincaro dei costi della materia prime e lavorate. E lo spettro di un inverno al quasi buio e quasi freddo appare più che realistica.


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