Iran, esterno giorno. Voci. Tante, squillanti, femminili. Voci femminili che in qualsiasi altro angolo del mondo strapperebbero un sorriso, uno sguardo veloce. Voci. Tante. Urla.
Iran, esterno giorno. Musica, sembra musica, è un corteo. Una voce, due voci, dieci voci, cento voci. E chiome libere al tepore mediorientale. Lunghe, sottili, infinite. Rumori in sottofondo.
Iran, esterno giorno. Bandiere verdi, bianche e rosse sventolano, quasi garriscono al vento caldo del Medio Oriente che porta sulle strade il profumo dolce dei rosari. Mani di donna, di uomo, giovani alzano cartelli, alzano cartelli e ballano. Rumori colore nero in sottofondo.
Iran, esterno giorno. Divise scure in fila ordinata con ghigno malvagio, osservano. Forbici, non le mani, no, le forbici. Stringono gli scudi, stringono i bastoni. Altre mani giovani, femminili afferrano ciocche, le tagliano, le lasciano libere nell'aria calda iraniana. Libere di cadere a terra, di perdersi nel vento.
Iran, esterno notte. Luci, lampeggianti, giovani che corrono fra le auto in coda, attraverso i coni di luce, corrono ombre nere. Sul viso un ghigno malvagio. Luci, lampeggianti, capelli al vento, manganelli. Urla. Strade strette, complicate.
Iran, esterno notte. Minaretti che osservano dall'alto, scudi lucidi, bandiere, cartelli, corrono. Corrono in tutte le direzioni. Si alzano nell'aria notturna voci anziane, severe, dure. J'accuse verso le nuove generazioni. J'accuse alla vecchia guida. Voci giovani, di dolore e libertà.
Iran, esterno notte. La rivolta è in un bacio, fra luci, lampeggianti, ghigna malvagie, capelli liberi al vento e la gioventù fra le mani.
Mahsa Amini.
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