Riflessioni su un governo al debutto

E se alla fine il governo lavorasse meglio senza le presenze ingombranti di Berlusconi e Salvini vicino? Spiego meglio. Il presidente Meloni era atteso al varco dei due summit internazionali forse più dalla critica nazionale che da quella internazionale, addirittura forse più dalla critica interna all'alleanza che dall'opposizione. E come ne è uscita? Bene. senza cadute di stile, gaffe, frasi fuori luogo (e con un conflitto in corso e un incidente non chiaro in atto era facile sbagliare anche una semplice virgola) tutte cose che gli alleati della coalizione non hanno fatto mai mancare. La partenza della delegazione per i summit era iniziata sulla scorta delle polemiche italo francesi in merito all'immigrazione irregolare, all'accoglienza degli stessi da parte dei paesi membri della UE, polemiche e diatribe che avevano portato alla chiusure della frontiera italo francese di Ventimiglia. Non erano i summit però il terreno ideale su cui affrontare la complicata questione dell'accoglienza (per altro a suo tempo legiferata dalla stessa Unione e dai propri stati membri ma probabilmente certe decisioni sono labili da ricordare) e infatti fra il presidente Meloni e il presidente Macron non si è andati più in là dei rapporti formali. Dopo l'intervento chiarificatore del presidente della Repubblica Mattarella giustamente Meloni ha preferito porre il problema direttamente al presidente del Consiglio UE Michel; un modo per chiarire che non può essere solo un problema dell'Italia, o della Grecia, l'accoglienza. Quindi, dicevamo, meglio senza figure ingombranti vicino? A giudicare dai tanti bilaterali sostenuti dal premier si direbbe di si. eppure non era sola, nè in Egitto, nè in Indonesia; l'aver avuto a fianco il ministro degli esteri Tajani, azzurro Forza Italia volto europeo e rassicurante del partito, e il ministro dell'economia e delle finanze Giorgetti, volto altrettanto rassicurante della Lega, ha fatto si che fosse al sicuro da gaffe e brutte figure dalle quali a volte si rimedia a fatica e peggiorando la situazione iniziale. Due ministri presentabili e conosciuti ha forse fatto sponda al presidente Meloni che ha dimostrato nei bilaterali con Usa, Turchia e Cina di saper quello che vuole, evitando di cadere in trappole insidiose come la ridefinizione della nuova Via della Seta (già messa da parte dal governo Draghi) o la crisi di Taiwan. No, con la Cina di Xi il discorso si è proiettato nel futuro, sui futuri investimenti del Dragone, con gli Stati Uniti di Biden si è cercato e si è ottenuto di avere in futuro nuove forniture di gnl a prezzi più favorevoli tracciando sempre più la strada ad una indipendenza dalla Russia. Russia sulla quale il presidente Meloni ha espresso parole di condanna per il conflitto esploso nel cuore dell'Europa all'indomani dell'incidente missilistico che ha coinvolto la Polonia. Una dimostrazione anche questa che il carattere non manca sullo scenario europeo. Anche nel bilaterale con il sultano turco Erdogan, appena colpito dalla furia dell'attentato ad Istanbul, la volontà di cooperare nel contenere il fenomeno dell'immigrazione illegale e di far rendere al meglio la comune risorsa del Mare Mediterraneo ha dimostrato quanto la delegazione italiana avesse chiare le idee in testa. Al rientro ci sarà da confrontarsi con Macron e la Francia, giustamente all'interno dell'Unione non lontano dai suoi confini. E non è così scontato il risultato finale; adesso all'Italia (dopo che già Draghi aveva condannato lo scostamento di bilancio indipendente della Germania per fare fronte al caro energia) preme ribadire che si è Unione in ogni aspetto non solo secondo propri criteri o gusti. Il tutto al netto di presenze ingombranti, imbarazzanti perchè fino a prova contraria questo è quanto emerso dall'esordio internazionale del nuovo governo. Lasciano un sapore amaro le stucchevoli polemiche sorte negli stessi giorni qui in Italia. Per ora il governo eletto (che piaccia o meno è al momento l'espressione democratica dell'ultima tornata elettorale) con qualche difficoltà iniziale sembra volere proseguire per la strada tracciata; il pericolo più grande per il primo partito d'Italia sembrano essere proprio i due alleati di governo, finora tenuti a freno ma non privi di uscite quantomeno incaute. Se come sembra, il presidente Meloni riuscirà a contenere la foga dei due alleati e a tenere il focus sul problema sociale che può diventare ingestibile, forse la prima donna premier d'Italia potrà fare un buon lavoro. 


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