A volte sembra che nulla cambi, che ogni anno che inizia porti con sé apparentemente qualcosa di nuovo che nuovo non è per nulla.
Sarà forse l'atmosfera sempre un po' troppo di precarietà che ci accompagna che da tempo ormai ma il passaggio all'anno nuovo crea forse più timori che aspettative.
Quasi a voler rimarcare una triste continuità con la no appena concluso.
E come iniziamo questo 2023?
Dove guardiamo, il cortile di casa o apriamo le finestre sul mondo attorno?
I primi giorni del nuovo anno non hanno portato quelle buone nuove tanto desiderate.
Il 31 sera abbiamo chiuso l'anno un po' rinfrancati dalle parole dell'ottavo discorso del presidente esidente Mattarella, quasi un invito da nonno in alcuni passaggi e un po' scoraggiati dai servizi sulla scomparsa del Papa Emerito Benedetto XVI (la sua presenza in contemporanea con Papa Bergoglio e le sue esequie rappresentano per il mondo intero uno straordinario evento) seguiti dall'infausta serata su RaiUno riempita di vecchie, vecchissime glorie incapaci ormai di prendere le note, supportate dal playback stile anni '80 (si salva solo Iva Zanicchi la cui voce riempie lo spazio senza apparente fatica).
Non un buon modo per concludere il 2022.
Dicevamo l'anno nuovo, iniziato da cinque giorni e già alle prese con rincari dei carburanti per colpe di quelle accise che secondo Governo, e caposaldo leghista da sempre, sarebbero state tolte; nulla da fare nonostante da Amsterdam e dal mercato energetico arrivino listini del gas al ribasso, vicini al periodo pre guerra in Ucraina. E allora vengo o in mente tanti dubbi, tante incertezze: se tutto cala, ritorna vicino ai livelli di prima perché la benzina in una notte (fra il 31 e l'uno) è rincarata di 20 centesimi di euro il litro? E perché le bollette a gennaio nonostante il clima tutt'altro che rigido e invernale aumenteranno? Nessuno, furtivamente, al momento pare saper dare una spiegazione logica, convincente, tantomeno rassicurante.
I proclami di governo hanno stretto su rave party, immigrazione e poco altro, saltando come da brutta routine politica le voci sanità e sicurezza.
Continuerà l'appoggio all'Ucraina, continuerà al netto dell'appoggio italiano il conflitto nel cuore dell'Europa perché le stragi e le vittime di Bucha (città martire come Srebrenica, Santa e Chatila e le nostre Fosse Ardeatine) devono avere colpevoli da condannare se non giustiziare. E Mariupol, Zaporizha bombardate sono il prosieguo del sanguinoso resoconto bellico. E anche la Russia piange i propri morti sul finire dell'anno a Makiivka, nel disastrato Donbass, giusto per dare le misure di un conflitto che si appresta a raggiungere il primo anno senza che né Zelensky, né Putin abbiano trovato un accordo. Poca cosa e poco convincente sembra la richiesta russa di una tregua per il Natale ortodosso.
E se i venti di guerra e di rincari soffiano ormai dall'anno scorso nessuna buona nuova arriva da Oriente,medio ed estremo.
Se storicamente l'estremo Oriente segna molteplici punti di attrito con gli Stati Uniti il 2023 sicuramente segnerà una continuità con l'anno precedente per quel che riguarda la crisi fra Cina e Taiwan con gli statunitensi spettatori interessati e di parte. Alcune dichiarazioni del presidente Biden diedero una scossa sbagliata alla situazione. Le azioni di forza per ora, anche adesso che l'anno è appena cominciato, il dragone cinese sembra non considerarle fortunatamente ma rimangono nell'aria, neanche tanto velata minaccia. Xi Jinping non intende rinunciare all'isola, anche ricorrendo alla forza come già accennato in passato, così come non intende rinunciare ai rapporti con la Russia di cui oggi è decisamente il partner più forte, mettendo sempre in chiaro il pensiero di Pechino sull'intervento bellico russo.
L'anno cinese è iniziato nuovamente con la diffusione del Covid, in una sua nuova variante, dopo gli ultimi complicati mesi di lockdown e sciopero generali. Un'ondata che ha portato in Occidente la fobia di un nuovo blocco, di nuovi obblighi, tamponi e mascherine perché al netto delle fantasie social di vax e no vax il virus circola ancora e parlando per noi italiani la campagna vaccinale ha limitato molto i danni negli ultimi mesi.
Il 2023 inizia zoppicante, incerta. Inizia con l'urlo della gioventù iraniana contro il regime dei vecchi ayatollah, contro la furia della polizia morale, della fede. Una gioventù spinta anche dalla generazione dei padri e delle madri che piangono i figli e le figlie caduti sotto i colpi, i pestaggi o le esecuzioni del regime. Non sono mai state più belle di adesso le donne iraniane, ora che fanno volare nell'aria il velo e lasciano liberi i capelli e le idee e la voglia di essere libere, donne semplicemente.
Sono tutte e tante Masha Amini, la prima caduta, la prima vittima della cecità maschile di regime.
Quarant'anni fa la rivolta spense l'Iran dello Scià e diede il benvenuto agli ayatollah. Adesso i tempi sono maturi per uscire dal regime buio dei teocrati di Teheran.
Vedremo se il 2023 porterà con sé la novità di un regime che s'arrende e regala la meritata libertà a tutti i movimenti che si battono per essa.
Ecco, l'anno nuovo è iniziato, bisognerà stare alla finestra.
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