News, fake news e pugni allo stomaco

Svegliarsi la mattina e non capire cosa sta accadendo. Quasi che il risveglio faccia appoggiare i piedi su una realtà distopica. Informazione, ecco cosa serve e allora accendo il tablet, cerco e apro un link, un giornale, una fonte di informazione. 
Mi rendo conto che gli anni sono passati velocemente dall'avvento delle informazioni "H24" (agli albori fu Fede a Mediaset durante i giorni della Prima Guerra del Golfo, 2 agosto1990) e che adesso tutto appare più facile, più a portata di mano, non necessariamente su carta o da ascoltare alla televisione.
È però necessario informarsi, capire cos'è accade attorno a noi, dall'altra parte del mondo, ovunque. È necessario leggere, sentire anche l'opinione di chi non la pensa come noi, di chi sta all'opposizione, o ha una visione da mando all'ingiù della realtà.
In primis c'è sempre qualche informazione sbilenca che arriva dal mondo politico, da maggioranza e anche dall'opposizione in una equa e bipartisan divisione dei ruoli. Ruoli che sarebbero quelli deputati all'amministrazione del paese, alla proposta di nuove leggi ed idee, alla tutela delle nostre vite ed invece cadendo a cascata su di noi che cerchiamo l'informazione ha l'effetto sbagliato di regalarci solo incertezze, inesattezze, confusione.
L'inizio della settimana era iniziato forse fin troppo bene con la notizia della cattura del più famoso fra i latitanti di mafia: Matteo Messina Denaro. Ecco, al netto del mondo social che sulla cattura sta producendo molta, troppa, letteratura la cosa che forse destabilizza di più è la polemica sull'uso delle intercettazioni scaturita dall'accidentata uscita del Guardasigilli Nordio; la loro limitazione da profano e da utente credo complicherebbe non poco il lavoro delle forze dell'ordine e dei magistrati. Credo però, sempre da utente, che le stesse andrebbero usate con cautela e non tutte pubblicate (ma qui il difetto di chi è? Di chi le fa uscire da determinati ambienti sicuri o di chi le pubblica?) per non vanificare il senso, l'importanza. Non pubblicarle significherebbe anche annullare quel senso di voyeurismo legale che noi utenti in fondo in ogni articolo letto cerchiamo. Ecco, forse andrebbe limitata la loro divulgazione non il loro uso. Ma io parlo da lettore.
Ma non di solo cronaca italiana vive l'informazione, no. C'è una guerra (purtroppo non l'unica nel mondo ma le altre da un anno a questa parte sono volutamente scordate, palesemente silenziate in nome di interessi politico-economici) nel cuore dell'Europa che proprio grazie all'informazione viviamo da vicino, in tempo reale e c'è una guerra di disinformazione parallela che continua a caderci addosso. Quella che un tempo si sarebbe chiamata disinformazione adesso ha un nome più semplice, composto, "fake news". Ma produrre una simile quantità di fake news in merito al conflitto russo-ucraino fa pensare che a monte, dietro le quinte, ci siano macchine ben oliate pronte a gettare discredito e colpe addosso "agli altri" (nemici, amici, oppositori politici, attivisti, la area di nemici in questo caso si può sempre allargare a piacere). E la disinformazione si allarga a macchia d'olio se oltre a Kiev e Mosca nel gioco della fantapolitica si aggiungono capitali storicamente ostiche con il concetto di Unione Europea, Nato o semplicemente Pace, come la bielorussa Minsk o la magiara Budapest.
Il discorso è ampio un questo caso e ricade su aiuti economici, politici, militari, energetici e viene quasi difficile trovare il bandolo della matassa (ad ogni modo nulla che rileggendo la storia recente dell'Europa dell'est possa sembrare improvviso.)
Tutto quello che siamo stati capaci di diventare in questi anni di Muri caduti, Berlino 9 novembre 1989, di Unione Europea e Schengen, quell'unico spazio che permetterebbe ai cittadini dell'Unione di spostarsi liberamente senza più confini (ma è più facile leggerlo su carta che viverlo, almeno oggi che siamo nel 2023), è venuto meno per le disastrose scelte politiche ed economiche di questi anni.
E mentre leggo un'intervista al mibisteo degli esteri ungherese Szijjártó mi rendo ancora di più conto di come il mondo altri muri sia stato capace di costruirne e rafforzarli.
Mi libero dalla sensazione di fake news e mi sposto sulla cronaca italiana che non parla di guerra ma che parla di violenza; violenza che ha spesso la donna protagonista. Vittima di un rapporto finito, vittima del branco, vittima di proprie difficoltà, debolezze che trovano sempre chi ne approfitta. Sono certo che non sono fake news purtroppo, sono casi di cronaca nera che sul finire della settimana hanno un effetto di un pugno allo stomaco. Che fa male perché male deve fare.
In caso contrario verrebbe troppo facile girare la testa. Cerco altre notizie, su altre fonti, un parere diverso, un angolo di visuale differente. Una opinione sola nel mondo dell'informazione di oggi non basta.

Commenti