Il foglio bianco

L'incapacità di riempire il foglio bianco.
C'è tutta la preparazione prima che ti dà il giusto carico di adrenalina. Prepari il quaderno con gli appunti, frasi e disegni abbozzati, apri il PC, prepari perfino il caffè nella tazza preferita e finalmente ti siedi.
Un primo sorso e appoggi lento, delicato, le mani sulla tastiera.
Delicato per non ferirla.
E non accade nulla.
Pensi, trovi dentro le parole perché dentro di te è facile, ci sono tutte, ci sono da quando hai avuto la prima idea. 
Però ti ritrovi a bere caffè, a digitare una prima lettera a caso, poi la cancelli, riscrivi, cerca nel quaderno una frase che avevi scritto, un appunto, un altro.
Li trovi ma devi cucirli assieme; nella tua testa è pronto, è libero di prendere forma.
Digiti nuovamente la frase, non ti piace, la cancelli ancora.
Sorseggi il tuo caffè, imposti daccapo il foglio di scrittura, con le correzioni, con i bordi. 
Caffè, lo finisci, ripensi se ne vuoi un altro, guardi il campanile fuori dalla finestra finire lentamente avvolto dalla nebbia. 
La stessa nebbia ti avvolge i pensieri, non c'è modo di metterli in ordine.
Ti torna in mente una frase già scritta, un dettaglio, lo scrivi, scarabocchi qualcosa in un angolo del quaderno, fuori dalla finestra il campanile non c'è più.
La luce azzurra del PC riverbera nella stanza ma il foglio rimane bianco.
Basta così, meglio appuntare ancora frasi sul quaderno, l'ispirazione giusta verrà.
Chiudo il PC, chiudo il quaderno.
Finisco il caffè.


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