Il Dragone e lo Zar

A primavera del 2023 il Dragone cinese ha mosso le sue pedine sullo scacchiere russo-ucraino, anche se nel secondo paese non ha messo piede nonostante il velato invito statunitense a recarsi anche a Kiev. Il neo eletto presidente cinese, per un altro lungo decennio, Xi Jinping con tanto di delegazione al seguito è atterrato a Mosca per stringere mano e accordi con lo Zar russo, impossibilitato ad uscire dai confini russi poiché inseguito da un mandato d’arresto internazionale per la deportazione forzata di bambini ucraini dal Donbass alla Russia.

Pechino al momento è il partner economico e militare più solido per Mosca, piegata solo in parte da embarghi e sanzioni economiche seguite all’invasione ucraina. Forte della sua potenza economica la Cina si muove sullo scacchiere geopolitico con la sicurezza che un tempo era appannaggio delle potenze protagoniste della Guerra Fredda.  

La Cina nonostante gli attriti internazionali con gli Usa sul Mar Cinese Orientale e l’isola di Taiwan si è mossa per definire una strategia globale con i sovietici e soprattutto per ribadire che per Pechino la soluzione alla crisi mondiale è la pace attraverso colloqui fra le parti. Le dichiarazioni rilasciate dal portavoce del ministero degli Esteri cinese Wang Wenbin sottolineano la volontà del Dragone di riportare la pace nel cuore dell’Europa anche se in ogni riga delle dichiarazioni date alle agenzie di stampa non ci sono indizi o date su una visita a Kyev, quasi che il presidente ucraino Zelensky sia messo in secondo piano.

Dopo la visita del Dragone Putin ha regalato alle tv gli stessi sorrisi e la stessa arroganza messa in mostra negli ultimi mesi mentre il presidente Xi come ormai burocratica consuetudine non ha lasciato intravvedere nessuna reazione se non quella imposta dalle regole del partito.

Nei giorni dei colloqui sino-russi da parte americana non c’è stata forse la reazione sperata dalle parti, soprattutto russa. C’è stata una risposta negativa come nel dicembre 2021 quando le proposte sovietiche alla Nato per annullare quella che sarebbe divenuta in seguito una guerra furono respinte.

Le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti da un lungo anno ormai e a fronte della visita del presidente Xi da parte della Gran Bretagna è arrivata la notizia che saranno inviati in Ucraina proiettili con uranio impoverito che inevitabilmente portano il mondo ai ricordi delle ultime guerre sotto l’egida della Nato: Bosnia 1994 e 1995, Kossovo 1999, e tutte le missioni svolte nei luoghi apparentemente dimenticati dal mondo come Somalia, Iraq ed Afghanistan.

La decisione del premier inglese Rishi Sunak hanno scatenato la furiosa reazione bellica russa non appena la coda del Dragone si è posata nuovamente su Pechino; una pioggia di bombe hanno colpito le città ucraine, Zaporizhzhia e Rzhyshchiv accompagnate dalla bellica ironia del vicepresidente del Consiglio della Federazione Russa Medvedev, ormai sempre più a suo agio nel ruolo maldestro di uno sfortunato Grillo Parlante, incoscienza di Putin.

Se Xi Jinping non lascia intravvedere nulla evitando di rilasciare dichiarazioni che non riguardino gli accordi appena siglati, dall’altra parte dell’Oceano Pacifico Biden e Blinken non prendono posizione su quanto deciso a Londra e dintorni, anzi lasciando così intravvedere sullo sfondo un panorama bellico più ampio di quanto questo anno appena passato sia stato. E non sembra il viatico per una primavera di pace.




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