Heidi Krieger, Andreas

Heidi ha 14 anni, vuol solo fare sport. Lo sport come lo vede alla tv, quello degli stadi pieni, delle persone in festa, delle bandiere che sventolano coi colori del proprio paese. 
Coltiva il sogno di sentire urlare un giorno il suo nome, solo il suo, salendo sul gradino più alto del podio. Ha i tratti del viso paffuti, i capelli un po’ pettinati, un po’ no, color castano scuro, quasi neri. Poco del suo aspetto fisico tradisce le sue origini tedesche. 
Heidi è tedesca, classe 1966, tedesca si, ma di quell’altra Germania, quella Orientale. Quella che la politica dopo la Seconda Guerra Mondiale ha disegnato a tavolino. Heidi da bambina non lo sa, non sa com’è la vita dall’altra parte del confine. Lei gioca come tutte le altre bambine, non lo sa.
Berlino Est è un territorio nel territorio, una cellula divisa in tante altre parti. Quello in cui lo sport non è solo sport, non può esserlo. E’ un territorio in cui sport, politica e spionaggio va avanti di pari passo, quasi fossero una cosa sola. Inscindibile. A maggior ragione se quell’angolo di Germania è sotto il controllo della polizia segreta, la Stasi, del governo e dell’ombra lunga dell’Urss. Un’ombra che spia e fa spiare il vicino, l’amico, il parente, che pianifica nei dettagli, quelli peggiori la vita altrui, attingendo nella paura. 
Berlino Est è una città separata dal resto dell’Europa dal Muro, dal filo spinato, dall’influenza russa, dalla polizia segreta (la Stasi, appunto), dalla volontà dello Stato di mischiare politica, sport, scienza e servizi segreti per ottenere risultati, risultati sportivi dal sapore politico e viceversa.
A Jena, cittadina al confine con l’altra Germania c’è un palazzo a più piani, con tante finestre, finestre silenziose come tanti occhi che osservano. E a fianco ci sono aree attrezzate, capannoni, grigi, ad occhi chiusi. L’industria si chiama Jenapharma e produce steroidi. Nel 1979 Heidi non lo sa, pochi suoi connazionali lo sanno.
Heidi Krieger è nata a Berlino il 20 luglio 1966 e ha 13 anni quando decide di seguire il suo sogno e si iscrive alla Dynamo Sports Club and Boarding School, emanazione sportiva della polizia segreta, un’associazione sportiva cui legare indissolubilmente atletica, sport e farmaci.
Heidi ha il fisico possente, si sottopone ai duri allenamenti della scuola della Stasi, va a scuola, ottiene i primi risultati e cresce, sempre controllata dai medici della Dynamo. Lei e gli altri atleti adolescenti della scuola. Il fisico la indirizza verso l’atletica pesante, lancio del peso e lancio del disco. Il fisico cresce oltre il limite dell’età, aumenta a dismisura, controllato in maniera ferrea dagli allenatori che la seguono in ogni istante, che segnano ogni particolare della vita di Heidi sulle loro cartelle. Heidi cresce come atleta, in pochi anni fra i 15 e i 18 anni d’età arriva a lanciare la sfera di metallo a 14, a 16 e poi ancora a 20 metri, lontano, quasi a toccare il confine con l’altra Germania. In tutta Europa il nome di Heidi Krieger iniziare a girare affiancato a vittorie, successi che a livello giovanile la proiettano al vertice del continente.
Nel 1983 agli Europei Juniores austriaci di Schwechat Heidi conquista una doppia medaglia d’oro, nel lancio del peso e nel lancio del disco trampolino di lancio ideale per gli Europei indoor di Goteborg, Svezia dell’anno successivo.
All’inizio degli anni ’80 esplode quello che negli anni a seguire sarà conosciuto come “doping di stato”; la DDR, acronimo del nome della Germania Est, mette in atto un vero e proprio sistema criminale al solo scopo di creare nei laboratori atleti perfetti (che negli anni faranno incetta di medaglie olimpiche a fronte dell’esiguo numero di abitanti), macchine perfette da portare alla vittoria. Vittoria che esula dal suo naturale aspetto sportivo ma che tocca vertici politici, di propaganda socialista, diffusa nei paesi aderenti il Patto di Varsavia.
Dai laboratori di Jena escono ogni giorni milioni di scatole di steroidi, pillole di Oral-Turinabol, uno steroide androgeno-anabolizzante. Arrivano nelle farmacie, negli ospedali, in altri laboratori, in accademie sportive. Il tutto sotto lo stretto controllo della Stasi.
La polizia di stato gestisce al pari di medici, scienziati ed allenatori, la formazione degli atleti, raccogliendo anche informazioni su chi è disponibile a questo processo di crescita e chi no, chi cerca di alzare la voce. Si scoprirà poi essere un sistema, sportivo in questo caso, preparato a tavolino in ogni dettaglio per vincere e gestire le vittorie, sia negli sport individuali che in quelli di squadra.
Heidi si allena nelle piste della Dynamo, segue scrupolosamente le tabelle che il suo allenatore le consegna, le prepara. Heidi cresce sempre più robusta, sempre meno femminile; la voce attorno ai diciotto anni diventa più profonda, gutturale. Dicono, i medici, che è un passaggio dello sviluppo fisico, che non c’è da preoccuparsi, che adesso occorre concentrarsi sui nuovi europei indoor.
Heidi lancia peso e disco con uguale facilità, li lancia lontani nel prato, più lontani di tutti gli altri; si vede con le amiche, più asciutte di lei, con la voce che squilla, quasi canta. Lei parla poco, si sente a disagio, rientra presto a casa, si nasconde negli spazi della Dynamo. Si allena, lancia, cresce, prende le pillole.
Agli Europei indoor di Goteborg arriva un bronzo nel peso, un calo di forma forse, seguito però da un argento negli indoor di Madrid, sempre nel peso. Heidi Krieger ha l’occasione nel 1986 di scendere in pedana agli Europei di atletica di Stoccarda, nell’altra Germania. Concentra tutti gli sforzi in quella manifestazione, l’ultima importante prima dell’accoppiata Mondiali di Roma e Olimpiadi di Seul, 1987 e 1988.
Heidi è robusta, ha un fisico massiccio e la voce sempre più profonda; si allena, i tecnici attorno a lei compilano interminabili schede sulle prestazioni, fisiche e sportive. Controllano i risultati, li confrontano, ascoltano poco Heidi che si lamenta, ha male alle spalle, alla schiena. 
L’Oral-Turinabol è una pillola prescritta per uso orale come dice il nome, che serve a garantire uno sviluppo muscolare rapido e potente. Serve a dare una elevata resistenza finisce un lento accumulo di grasso nella parte sottocutanea. La massa magra di Heidi aumenta a dismisura, aumenta a livelli incredibili, è forte, potente, pulita all’antidoping. La pillola consente di aumentare la massa senza ritenzione dei liquidi, in aperto contrasto con la natura femminile dell’atleta.
A Stoccarda nonostante i dolori, l’incertezza personale che l’accompagna a quella manifestazione, Heidi Krieger scende in pedana per l’ultimo lancio. E’ il 1986, piove sulla città tedesca. Heidi solleva il peso, lo appoggia fra spalla e collo, indietreggia dando le spalle al prato. Si china, alza una gamba, si piega quasi parallela alla pedana e scatta, si gira e lancia il peso lontanissimo. La palla metallica atterra davanti ai giudici con la mantellina per la pioggia. Non rotola, si posa e si blocca: 21,10 metri, la medaglia d’oro si posa sul collo di Heidi, che nell’altra Germania trionfa, è campionessa d’Europa. Sorride, una ruga di espressione le solca il viso quando alza velocemente il braccio, soddisfatta, vincente, dolorante.
La vittoria di Heidi Krieger è la vittoria del regime, la vittoria della Stasi e della Jenapharma, che ora aumenta la produzione dello steroide, che mette nell’obiettivo i Mondiali e le Olimpiadi, come da programma. Arriveranno altre medaglie. Anche per Heidi, non alle Olimpiadi, sarà argento nel peso agli Europei indoor di Liévin, Francia. L’ultima.
Nel 1991 Heidi non ce la fa, il corpo così potente e massiccio rallenta, non sembra ascoltarla più, lo scheletro dell’atleta sembra non supportare più la crescita muscolare della ragazza. Heidi decide che non ce la fa più, che lanciare il disco non le riesce più bene come prima. Lo dice al capo della polizia segreta, Manfred Ewald, saluta la Dynamo. Ci sono cose che ora deve capire.
Il fisico non risponde più, segue percorsi diversi da quelli decisi dalla mente. Un corpo bombordato con un dosaggio superiore mille volte il consentito esplode, fisicamente e mentalmente, ti sconvolge. Sconvolge il tuo modo di vivere, di pensare, di essere.
Heidi Krieger si ritira, inizia ad ascoltarsi, ascolta una voce che non è più sua, osserva un corpo che non è più il suo. Un paio di anni dopo il suo ritiro neanche la sua Germania sarà è più la stessa, non più divise in due entità ma in un’unica Germania unita. E decide.
Sente emozioni ed attrazioni nuove, solleva il velo sui suoi dubbi mentre nell’ex DDR cade il velo sul malgoverno socialista, sul “Doping di stato”, sul ruolo della Stasi in tutto il mondo sportivo, e non. E Heidi capisce, intuisce. E’ il momento giusto. Il corpo è cambiato, l’Oral-Turinabol ha mutato per sempre Heidi Krieger che non piange, non si abbatte. Denuncia. Denuncia Manfred Ewald e tutto ciò che lui per i ragazzini come lei ha rappresentato. E inizia una nuova gara, difficile, dura; non c’è un peso da lanciare, un disco da proiettare lontano. E’ ritrovare se stessa, una nuova se stessa.
Nel 1997 Heide diventa Andreas, rinasce. Diventa uomo, torna a vincere con la condanna nel 2000 della vecchia Stasi per tutti i loro imbrogli. Ha sposato la signora Ute e guarda avanti a se senza mai scordare quello che Heidi ha dovuto subire.

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