Il sole di Rio entrava dalla vetrate del palazzetto in festa. La musica era parte integrante del momento. Ginnastica artistica, atleta, giovani, piccole di fisico ed età, che volteggiano, sembrano cadere e si rialzano, ballano sembra a te che applaudi dagli spalti, davanti la tv. Ballano, danzano e quando volteggiano nell'aria silenziosa sembrano farfalle colorate, aggraziate e potenti nel fermare esercizio, musica e tempo.
Rio 2016 ha inondato di sole la ginnasta americana Simone Biles, uno scricciolo di un metro e quarantatre centimetri appena di altezza, ma forza e tecnica superiori ai due metri.
Diciannove anni di forza e grazia; Simone è una ragazzina afroamericana cresciuta nelle palestre dell'Ohia che ha iniziato presto a riempirne lo spazio.
Simone Arianna Biles nasce a Columbus il 14 marzo 1997, si è qualificata per le sue prime Olimpiadi, quelle brasiliane di Rio 2016, dominando la disciplina, trionfando all-around per usare un termine immediato.
Simone con le sue compagne di squadra di prende la pedana, il tappeto, l'aria che li riempie, che vi si appoggia sopra e vola, farfalla solo all'apparenza fragile.
È una disciplina tosta la ginnastica artistica; l'atleta prepara il proprio fisico all'adattamento. Non c'è solo la corsa come nell'atletica o il pallone ad esempio nel volley. Ci sono parallele asimmetriche sulle quali volare, il cavallo che a volte sembra più alto dell'atleta stessa, la trave che può diventare una camminata interminabile sul filo dell'equilibrio, il volteggio e infine il corpo libero dove l'atleta è accompagnata anche dalla musica. Tutto questo mentre il corpo della stessa atleta si prepara al cambiamento naturale, da bambina ad adolescente infine donna.
Forse questo passaggio spiega la vera forza di una ginnasta.
Simone e le compagne lo sanno e ne traggono forza, spinta per dominare a casa propria, negli Stati Uniti, e poi a Rio.
Rio che è il capolavoro della Biles.
La ginnastica a volte però nasconde; l'atleta ha sul viso il trucco, indossa body colorati, volteggia veloce per portare nello spazio il proprio corpo quasi fosse in fuga.
Il mondo si accorge di Simone in una settimana, dal 7 al 14 agosto del 2016. Sono i giorni delle prove di ginnastica, dalle qualificazioni alle gare per le medaglie.
Gli Usa e Simone sono un tornado che investe il palazzetto dello sport con la stessa luce del sole di Rio. La piccola Simone domina gli attrezzi, non importa quali siano.
Riempie lo spazio e lo domina, anche quando alla trave cade. Sa rialzarsi, riprendere il volo in senso letterale e passeggia sulla trave come in passerella. E sono applausi.
Applausi da tutto il mondo; alla trave sfugge il quinto, il quinto oro!, ma arriva un bronzo che dopo la caduta era finito lontano dalla piccola Simone.
Lascia l'Ohio e apre con la famiglia una palestra a Spring, Texas. Aprono una palestra chiamata World Champions Centre con l'aiuto della sua ex allenatrice, Aimee Boorman. Nella palestra texana continua ad arricchirsi la bacheca della giovane atleta americana, ormai la numero uno mondiale della disciplina.
Non importa quale sia la competizione dopo la pausa del 2017 nel quale non partecipa a nessuna competizione, la messe di medaglie ricomincia. Simone vive le quattro dimensioni dello spazio, ne tocca ogni angolo con mani e piedi e quando l'esercizio all'occhio profano sembra un balletto la musica accompagna l'americana alla vittoria. Simone raccoglie medaglie, applausi, consensi.
Gli esercizi che svolge sono un concentrato di forza, classe e difficoltà, a volte estrema, quasi che l'esercizio stesso fosse parte di una lotta contro qualcosa che al tifoso sfugge.
E Simone Arianne Biles i suoi demoni li affronta pubblicamente, più di una volta. Dopo Rio 2016 riempie lo spazio di Simone l'accusa di doping, il fare uso di sostanze dopanti. L'atleta però non cade, rimane in piedi sicura. Dimostra che non è doping ma la cura, autorizzata dall'organismo Usa preposto al controllo degli atleti, per la sindrome da deficit di attenzione e iperattività della quale soffre fin da piccola.
Quando il mondo prova ad aggredirla la giovane americana risponde e riprende il volo.
I body, i trucchi forse più che all'atleta servono al pubblico che ne vede i colori luccicanti e non riesce ad osservare lo sguardo dell'atleta.
Di Simone che all'inizio del 2018 deve nuovamente affrontare il mondo, questa volta quello americano interno all'Usa Gymnastics. Non si parla più di sport, la difficoltà non è più arrivare alla fine della trave, riuscire ad agganciarsi alle parallele volando, no. Con colpevole ritardo il mondo intero scopre gli abusi sessuali perpetrati dall'ex medico della nazionale Larry Nassar alle giovani atlete, probabilmente come affermato da Simone con la copertura della stessa Usa Gymnastics. L'ex medico verrà giustamente condannato ad una pena che va da un minimo di 40 anni ad un massimo di 175, liberando dal sospetto e dall'infamia un ambiente che aveva regalato al mondo un numero incredibile di campionesse.
Simone al World Champions Centre respira, fissa l'attrezzo davanti a sé, corre, stacca, muove veloce le mani e lo supera. Supera l'ostacolo, il cavallo, le critiche. Forse può tornare a riempire lo spazio.
Così avviene.
Alle Olimpiadi nipponiche di Tokyo 2020 mancano ancora due anni e in questo lasso di tempo la piccola americana continua a vincere, mondiali e titoli nazionali, non fa differenza.
Volteggia nel suo spazio, ora lo domina ripulito dall'aria malsana di prima.
Tokyo 2020 è in calendario dopo il mondiale, vinto, di Cottbus, in Germania, nel marzo 2019. Appena prima che il mondo si chiudesse in casa, colpito al cuore dalla pandemia di Covid-19. Tutto il mondo si ferma, anche quello sportivo e per un periodo che sembra interminabile ogni cosa si ferma.
Gli atleti come Simone non sanno stare fermi e anche nello spazio limitato delle loro abitazioni continuano ad allenarsi; Tokyo 2020 diventa nel frattempo Tokyo 2021, un anno in più per prepararsi meglio a difendere i quattro ori olimpici di Rio 2016: squadra, individuale, volteggio, corpo libero.
Saranno Giochi senza pubblico, con mascherine e distanziamento, tamponi e gel sanificante a bordo palazzetto.
Simone sembra essere tornata al Brasile, ai po'di di Rio. Le prime prove il 25 luglio2021 la vedono protagonista assoluta in tutte le gare e si qualifica, prima atleta dalle Olimpiadi di Barcellona 1992, per tutte le finali. Due giorni dopo è in programma la finale a squadre femminile. La squadra americana è la favorita per la medaglia d'oro.
Le ginnaste a volte distraggono lo sguardo di chi guarda. I balzi, i voli, la musica coprono sguardi persi, oltre gli attrezzi, fra gli spalti, insolitamente vuoti e silenziosi. Non pieni di silenzio positivo. Simone osserva le tribune vuote e inizia il suo esercizio. Volteggia, respira, vola, volteggia, si ferma. Chiude gli occhi. Scende, raggiunge le compagne, gli spogliatoi, si siede, richiude gli occhi. Dice "Basta."
Simone Arianne Biles lascia la finale a squadre (medaglia d'argento dietro il Comitato Olimpico Russo) e successivamente si ritira anche dalla finale individuale.
Piega il body colorato, abbandona il villaggio olimpico rumorosamente silenzioso,con il vento e la pioggia, non come a Rio cinque anni prima che il sole illuminava ogni cosa.
Simone qualche giorno dopo spiega sono di intera che soffre di "twisties", che le impediscono di percepire lo spazio attorno a sé, che le portano via dalla palestra, dal palazzetto, dalle compagne.
Ci sarà sicuramente un giorno in cui la piccola Simone occuperà col suo body colorato lo spazio attorno a sé. Ci saranno altre medaglie da aggiungere alla bacheca del World Champions Centre.
Le Olimpiadi di Tokyo 2020, nel 2021, proseguono, finiscono con i saluti tristi di Simone a quel mondo che l'ha vista protagonista per un intero lustro; adesso è il momento di curare l'animo, di tornare a riempire lo spazio dentro se stessa.
Serve tutto il coraggio della piccola americana per tornare agli attrezzi e dominarla. L' stesso coraggio con cui ha annunciato l'addio ai Giochi nipponici.
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