Ci sono momenti in cui ti accorgi che proprio non stai capendo nulla; del mondo che ti gira attorno, del mondo che compone il tuo quotidiano. Ti prende lo sconforto, una forma di scoramento perchè finisci inevitabilmente col chiederti perchè? Perchè succede ancora, perchè ogni volta è lo stesso, perchè tornano fuori da giorni lontani argomenti e momenti pungenti al limite del fastidio. Ti chiedi come mai un social, un goliardico social, proprio uno di quelli, il più famoso creato negli States, in cui ci entri per cazzeggio, per passare il tempo, ritrovare amici dei tempi di scuola, compagni di scuola, lavoro sia diventato una lama tagliente che lancia fendenti a destare a sinistra senza distinzione di sorta. Una specie di tribunale incivile dove tutto è permesso a tutti, l'importante è che si dica, che si sia contro un'idea, un parere. Viene da dire "ah, che belli i primi anni", quelli in cui al massimo cercavi di conquistare una vecchia fiamma e tutto finiva li. Adesso no, non è così. Ogni parole ha un peso, un peso specifico che ha la capacità di aprire un contraddittorio gratuito, cattivo, scurrile al limite delle offese personale, solo perchè non siamo della stessa idea. Come se avere-esternare un'unica idea fosse l'unica via. Per dove? Il culmine delle polemiche al limite del contatto fisico che ha trasformato qualche leone da tastiera già in embrione è stato il Covid all'inizio, l'input l'andare contro il Governo in carica, a prescindere. Che si parlasse di restrizioni, di green pass, di mere opinioni personali non importava. l'importante, il fine ultimo era annichilire l'Altro. Una piccola spia in passato di questa tendenza furono le propagande pro o contro la vaccinazione dei bambini, indispensabile per accedere fisicamente agli istituti. Poi l'arrivo della pandemia e tutto quello che ne è seguito e il lungo rientro alla normalità, alla vita "di prima" anche se ormai il solco era segnato. E il solco ha segnato una linea di confine fra chi "la pensa come me" e chi "non la pensa come me". Concetto da bar di paese o di quartiere ma che con l'immediatezza di diffusione dei social si è diffuso a macchia d'olio sottobraccio a un odio strisciante che è fatto di commenti duri, cattivi, che non lesinano le offese personali, in ogni argomento che riguardi la vita privata o no, sociale comunque. Non importa il partito politico di preferenza (con le elezioni sempre più frequenti è questo un terreno troppo fertile per chi usa male la tastiera di un PC), la squadra per cui si rifà indipendentemente dallo sport di riferimento, una foto postata, un pensiero scritto ad accompagnare una immagine. L'importante è offendere, andare contro, in maniera dura perché più è dura, volgare la risposta più riceverai consensi. E più si propagherà l'idea che l'Altro sbaglia, non sa nulla. E in questi momenti in cui davvero non capisci nulla capisci (chiedo scusa per il gioco di parole) che più si parla di teorie, di complotti, più il mondo sembra sentirsi in equilibrio. Più siamo in condizioni di aprire una polemica e più avremo consensi, sia che parliamo di un articolo di giornale, sia che parliamo di Pnrr, di tasse o calci di rigore. Capisci allora che ti devi disintossicare, che la rubrica va ripulita, che non tutti gli amici ritrovati valevano la pena di essere ritrovati. Vale la pena uno stacco massiccio da leoni e leoncini. In rumoroso silenzio.
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