I patti a Vilnius e dintorni

Vilnius e la Lituania sono stati i primi a staccarsi dall''ex Urss, nel lontano 1991 ufficialmente e non senza un tributo in vite umane per la causa. Oggi più di trent'anni dopo ospita il vertice Nato in uno dei momenti storici più complicati per la stessa Nato e soprattutto per l'Europa.
Con la guerra ancora in corso i 31 paesi componenti il Patto non reputa necessaria l'immediata adesione dell'Ucraina, né ha posto le basi per una road map di avvicinamento a tale evento. Ci sarà, in un futuro che tutti auspicano prossimo ma obiettivamente ci sarà da attendere che tutto si fermi, si plachi. 
La guerra in corso e non sembra voler finire tanto a breve.
Le parole del Segretario Generale Nato, Stoltenberg non hanno rassenerato l'animo del presidente ucraino Zelensky, giunto a Vilnius forse troppo sicuro di ottenere un'immediata ammissione.
Ammissione che obiettivamente ora sarebbe controproducente per un continente, quello europeo, lontano dall'essere unito, diviso dalle politiche diverse una dall'altra dei paesi che lo compongono. 
E le divisioni si sono fatte più ampie proprio allo scoppio della guerra in Ucraina. Addirittura già sull'invio di armi a Kiev il mondo stesso è parso da subito diviso, regalando all'inizio un'ottima sponda alla delirante strategia di Putin.
Kiev oggi come oggi non può aspirare ad un ruolo diverso, a maggior ragione ora che il conflitto in corso ha accelerato altre adesioni, già sul tavolo da tempo, quelle di Svezia e Finlandia mutando quella strategia in essere fin dalla fine della Seconda Guerra Mondiale. In altre parole Putin con l'inizio della sua delirante Operazione Speciale ha ottenuto l'effetto contrario ossia l'allargamento della Nato in quella fascia di neutralità prevista settanta e più anni fa.
Se per Stoccolma ed Helsinki l'entrata nel Patto era da tempo allo studio (pur con veti da affrontare) per Kiev il discorso è un altro. 
L'ingresso ucraino nel Patto sposterebbe gli equilibri già precari su un piano pericoloso per l'Europa e per il mondo in virtù dei radicati e diffusi rapporti economici e politici che Russia ed Europa hanno ad Oriente ed in Medio Oriente. Per non parlare dei paesi africani e del bacino del Mediterraneo.
Si aprirebbe uno scenario geopolitico difficilmente gestibile per il Vecchio Continente, al di là del supporto che può avere dagli Usa, comunque in un altro continente. 
Sul possibile scenario da Terza Guerra Mondiale la Nato oggi pare avere quella cautela che in altre crisi non ha mai avuto (Guerre del Golfo e Libia, Guerre Bancaniche), la convinzione che il massimo dell'esposizione sia l'invio di armamenti, mezzi militari e nulla più. Un coinvolgimento quasi marginale affidando al turco Erdogan un ruolo fondamentale per gli equilibri strategici dell'area del Mar Nero. Quell'Erdogan fino ad un mese fa sull'orlo della crisi ed ora punto focale delle strategie Nato in tempo di conflitto russo-ucraino.
Ci sarà appoggio, ci sarà un tempo, e si spera più vicino possibile, in cui l'Ucraina sarà parte attiva del Patto ma non è ora, non può esserlo per tutte le implicazioni che la scelta comporterebbe.
Con un Putin mai così in crisi e indebolito, confidiamo nel turco Erdogan per ritrovare l'equilibrio in Europa e convincere l'ucraino Zelensky che questo è anche il tempo dell'attesa.


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