La fuga dell'Occidente dal medioevo

16/08/2021, cosa accadeva, lontano, molto lontano da noi?
Gioco di memoria veloce la mattina dell'estate mentre si fa colazione. Chi mi siede davanti allarga gli occhi, curiosità e dubbio. 
"Alzo le mani, non mi ricordo..."
Immaginavo la risposta, purtroppo.
Due anni era sempre mattina presto come oggi, avevo sempre del caffè nella tazza e osservavo un canale internet in lingua inglese parlarmi dal tablet e raccontarmi che la gente era aggrappata a dei muri, non in senso eufemistico, alzava i propri figli verso il cielo sperando in mani forti e sicuri che li afferrassero e li portassero dall'altra parte del muro. Che poi è dall'altra parte del mondo, in un'altra realtà.
L'Afghanistan nel caldo torrido di agosto 2021 assisteva alla resa Occidentale, alla capitolazione definitiva di quella Guerra al Terrore iniziata vent'anni prima dopo i tragici avvenimenti dell'11 settembre 2001. Capitolazione che nonostante l'amministrazione Trump l'avesse prevista, sotto la guida del buon Biden ha avuto le sembianze di una fuga veloce, esasperata con immagine rimandate alle agenzie di stampa quasi drammaticamente famigliari quando l'argomento sono gli Usa e l'abbandono: aerei pronti a decollare e gente imbarcata nelle loro pance capienti come pallets disordinati, elicotteri pronti ad alzarsi in volo da tetti da ambasciate come a Saigon, come a Teheran. Si va, si abbandona.
Le foto di questo biennio medievale ci hanno sempre riportato veli, burqa, donne e bambine obbligate ad indossarli, donne costrette a non lavorare, a non studiare, soprattutto i presunti traditori del regime Talebano (ossia tutte quelle persone che in questi venti anni hanno lavorato a stretto contatto con gli occidentali e sono rimasti travolti, sconvolti, dagli eventi) per i quali senza giri di parole l'unico destino era ed è stato la morte. Lo sa l'Occidente che però è bravo a volgere altrove lo sguardo (da Taiwan al Niger passando per l'Ucraina il mondo purtroppo offre sempre il peggio), a chiudersi a riccio su leggi, leggiucole e cavilli strategico-legali.
Lo sanno le Onlus presenti sul territorio afgano che sono per le donne uniche oasi di pace, pur breve. L'unico luogo dopo poter chiedere aiuto, umano e sanitario. A patto che il medico sia donna. Pena le frustate, le bastonate dagli studenti del Corano, con armi e barba lunga, bastoni e fruste come novelli guardiani del Medioevo di Kabul.
Già, il disimpegno repentino dell'Occidente ha riportato la capitale afgana nella notte medievale più drammatica; più drammatica di quando arrivarono i russi, di quando arrivarono i mujaheddin, di quando arrivarono gli studenti. Più drammatica perché in vent'anni un paese forte dell'appoggio di altro paesi costruisce il proprio tessuto sociale, economico e politico, "fiorisce" di vita propria, trova anche nelle difficoltà il proprio equilibrio fino a camminare da solo, forte dell'indipendenza acquisita.
Così no, non è stato possibile. La fuga di chi ha armi (lasciate per altro un Afghanistan), potere economico e militare, ha lasciato donne ed uomini spalle al muro ad attendere il proprio destino. Bambini e bambine che hanno dovuto chiudere i libri ed i quaderni forse per sempre in nome di una cultura che è tossica, pericolosa, estremista. Una e più generazioni bloccate, nuovamente, come se la Storia ed il Tempo si divertissero sadicamente a rivivere gli stessi avvenimenti ogni venti anni.
Noi da qui siamo solo spettatori ad eccezione delle Onlus presenti e fortunatamente se così si può dire, tollerate dal regime degli studenti, unico aiuto anche morale ed umano oltre che sanitario per chi ha visto colorarsi di nero il proprio futuro.
Generazioni bloccate, donne bloccate, padri indebitati pur di cercare un appiglio di normalità nella situazione tragica del proprio mondo.
L'alternativa è la frusta, la morte per pagare quel dazio con il Corano per avere semplicemente lavorato con gli occidentali in quella che ricorda la caccia alle streghe della Santa Inquisizione, come se tradurre, lavorare in un ufficio, alle poste, a scuola fosse la più grave delle colpe da pagare con la vita.
Gli afgani sono soli, forse lo sono da sempre. Forse tornerà da nord, dal Panshir, terra del Leone Massoud, primo avversario dei Sovietici prima e dei Talebani poi, quell'aria di rivolta e rivoluzione cui storicamente è sempre mancato l'ultimo step per essere davvero realizzata, e reale. Forse arriverà ancora dall'Occidente quando verranno trovati eventuali interessi economici e strategici nuovamente rilevanti (sperando che i Grandi del mondo nel frattempo abbiano una visione più giovane, più pacifica del mondo stesso, tutto). Tornerà, perché il malcontento di un popolo ferito e soppresso prima o poi esplode sempre ma in questo caso quando accadrà potrebbe essere più dura per noi occidentali riuscire a rimettere a posto le cose, riuscire ad essere realmente utili e funzionali agli afgani.
Dal nostro punto di vista temo sarà sempre più facile aggrottare la fronte, dire "alzo le mani, non mi ricordo..." piuttosto che alzare la voce per quanto ci è possibile.


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