Sotto l'ombrellone

Sotto l'ombrellone per noi viene più facile elucubrare su tante cose, sull'attualità in primis, sul gossip, con un po' più di difficoltà di crisi internazionali in corso. Dipende molto anche dal tuo vicino di ombrellone se questi riesce a diventare un interlocutore prezioso o meno. Ecco, mentre mi guardo attorno e non trovo né risposte né interlocutori guardo figlio e nipote che compiono infiniti viaggi tortuosi dal bagnasciuga verso l'acqua muniti di palette e secchielli. È in corso una delle innumerevoli grandi opere che farebbero invidia a qualche ministro o giù di lì e che vengono erette e smantellate in meno di ventiquattro ore lungo tutto il litorale italiano. Li osservo dividersi i pesi in maniera più o meno equa e lavorare sotto il sole come piccoli operai specializzati. Provo ad aprire qualche agenzia di stampa sullo smartphone, qualcosa so che è successo nel mondo, inevitabile che ne parlino un po' ovunque.
Scorro le news senza faticare più di tanto perché la notizia che cercavo è presente fra i tag di quasi tutti i motori di ricerca.
Inevitabile e per nulla inaspettata, ovviamente secondo un mero ragionamento.
La guerra in Ucraina è sempre l'attualità più triste ormai, dopo più di un anno. Trovo la notizia che con la cronaca bellica purtroppo è legata a doppio filo. 
Prigozhin, il magnate russo amico e poi nemico di Putin, generale e padrone della brigata mercenaria Wagner (quindi verosimilmente con tanti e pesanti interessi nell'ultimo colpo di stato in Niger) è precitato assieme al suo vice e ad altri passeggeri sui cieli di Russia, forse diretto a San Pietroburgo, forse a Baku, forse in uno dei tanti luoghi presunti sicuri sotto la tutela della brigata. Forse.
Leggo l'articolo con attenzione mentre sento poco lontane le voci divertite di figlio e nipote e il silenzio vuoto del mio vicino di ombrellone che non sembra propenso a discutere di nulla.
Alzo lo sguardo verso il mare e il mare rimane fermo, forse accaldato pure lui per muoversi.
Ricomincio a leggere. 
La guerra in Ucraina ci ha trascinato in ulteriori divisioni interne, al pari quasi della pandemia di Covid; ha fatto nascere improvvisi movimenti pacifisti e altrettanti improvvisati movimenti da guerrafondai. E il protrarsi dello scontro ha evidenziato il solco fra le due correnti di pensiero. I pro e i contro gli aiuti economici, militari accusano ora il presidente ucraino Zelensky, ora lo zar russo Putin. Su che base? Leggendo più di un articolo, di più testate, di diverso orientamento politico verrebbe da dire "sulla base della simpatia". 
Così mentre approfondisco l'articolo che parla dei top gun olandesi pronti e contenti di addestrare i colleghi ucraini al volo sui nuovi F-16, segno tangibile che il conflitto è piuttosto lontano dal concludersi (la guerra sul fronte orientale ucraino è un tragico elastico che costa vite ad entrambi gli schieramenti), leggo della morte del generale Prigozhin, già cuoco di Putin per antichi ruoli ricoperti in nome della loro amicizia. Finita però dopo le macerie siriane, le atrocità di Bakhmut e un tentato colpo di stato a tempo limitato finito ancor prima di cominciare.
Alzo lo sguardo sul mare e sul muretto di sabbia costruito dai miei due piccoli ingegneri. A guardarlo sembra pensato meglio di tanti che se ne vedono in giro. 
Li lascio scavare, abbattere, rifare senza intromettermi che in fondo è il loro momento; il vicino di ombrellone dorme come fosse notte, incurante anche del jingle casereccio del "cocco bello".
Sul fronte bellico mentre noi occidentali ci dividiamo, discutiamo ferocemente in Parlamento come al bar l'ex cuoco di Putin viene dato per morto, indizi e test del DNA  lo confermerebbero (la fonte certa è l'agenzia di stampa russa...), suicidato secondo i più molto probabilmente nascosto a Baku o addirittura in Africa, lontano da Russia, Bielorussia, amici e amici degli amici, secondo altri.
Nel mio piccolo forse propendo per la seconda ipotesi ma credo che la mia opinione interessi agli altri ben poco.
La guerra credo non sia vicina affatto alla fine perché si è arrivati al punto di non ritorno ormai, quel punto in cui tutti i rancori, gli odi trovano la loro fine. In un modo o nell'altro, purtroppo.
Il caldo e l'umido non fanno godere più di tanto la giornata, meglio richiudere lo smartphone e richiamare i miei piccoli operai. Meglio tornare verso casa.
Mentre richiudo tutto il mio vicino ha aperto gli occhi apparentemente seccato ma penso sia il trauma del risveglio. Il "cocco bello" deve essere rientrato alla base. La guerra è lontana ma anche tremendamente vicina.




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