Ischia, Emilia - Romagna, Bardonecchia, Frejus.
In ordine cronologico, precedute o in altri casi quasi contemporanee di altri disastri ambientali, idrogeologici.
Le immagini che ci arrivano sono sempre le stesse e raccontano di vite distrutte, modificate, stravolte e travolte. Case e cose spazzate lontane, altrove, dalla forza dell'acqua diventata fango, melma, materia solida.
Sono immagini che ci arrivano da tutta la penisola ormai, senza distinzione fra nord e sud, da tanti anni ormai, che si tratti di Valtellina o di Genova o ancora Messina; riguarda sempre di una parte del territorio che si ribella, che reclama un dazio ogni volta troppo alto.
E sempre, da sempre, l'emergenza scaturita da un disastro idrogeologico assume una inevitabile rilevanza nazionale, che tocca tutti ma che diventa altrettanto inevitabilmente "affare politico", superpartes verrebbe da dire, quasi che la responsabilità principale fosse al di là di ogni dubbio del governo in carica.
Ecco, anche non incontrando le simpatie del partito di maggioranza, nel versante quello in carica o uno qualsiasi di quelli precedenti, accusare a prescindere "il Governo" non è l'atteggiamento ideale.
L'aspetto idrogeologico del paese rappresenta oggi uno degli aspetti più importanti da affrontare, con mezzi e fondi assegnati ad hoc alle amministrazioni locali soprattutto, le prime che dovrebbero essere libere di intervenire su strade, crostoni di montagne e fiumi. Prima.
Prima che tutto appunto diventi emergenza.
Alla fine del 2023 con l'autunno alle porte e i fondi delle rate del Pnrr in arrivo ancora non siamo capaci di uscire dalle emergenze del nostro territorio.
Mentre il Pnrr assume un carattere di quasi leggenda, impalpabile quasi anche al ministro preposto alla sua gestione, tendopoli, tensostrutture, alloggiamenti provvisori in hotel hanno sostituito case, palazzine, luoghi sicuti per un numero sempre maggiore di connazionali.
Accompagnati dalla litania di sindaci, vicesindaci, consiglieri che accusano il governo di non fare abbastanza.
Può essere vero ma sono anni che spostandoci per le strade delle nostre città non vediamo le manutenzioni dei tombini, dei canali di scolo, delle rogge, delle aree golenali; la messa in sicurezza di ampi spazi di montagna.
Mentre si accusa il governo di destra, di centro, di sinistra l'amministrazione locale non fa molto d i più del proprio compito, aggrappandosi alla scusa della carenza di manodopera, alla carenza di fondi, alla carenza di tempo. Mail alla carenza di volontà però.
"I fondi stanziati non erano sufficienti", "i fondi stanziati non erano sufficienti" e altre dichiarazioni stampa della stessa risma, utili per lo più ai futuri avversari in tempi di campagna elettorale.
Forse un tempo, quelllo in cui io ero bambino o adolescente, era più facile gestire il proprio territorio, gli operai del Comune parlavano col sindaco, col geometra e uscivano a ripulire, ripristinare le aree più carenti, mettevano in sicurezza quelle aree altrimenti dannose in caso di piena, di terremoto, di emergenza. Insomma, altri tempi ma anche altri modi di agire e pensare perchè sia che il sindaco fosse di destra che di sinistra per primo veniva il territorio, la collettività perchè appare palese che senza uno o l'altro viene meno il proprio ruolo. Addirittura in alcuni casi può sparire il proprio ruolo.
Quello che serve è un Governo che prenda fra le proprie mani il paese, le sue debolezze e intervenga, con fondi e leggi; che lasci libertà di gestione ad una amministrazione locale del proprio territorio , senza inutili passaggi burocratici.
Serve un Governo in grado di prevenire i dissesti e le drammatiche conseguenze che il paese sta vivendo sempre più spesso. Sembra un discorso da bar, ne sono cosciente ma il più delle volte la soluzione è lungo la via più semplice.
Non dipende dal colore di governo, dipende unicamente dalla volontà di fare le cose e farle bene senza perdersi in giri burocratici lunghi e sovente inutili.
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