Sono in ferie, steso su uno di quei grandi teli "a due piazze" che vanno tanto di moda adesso osservo i bagnanti che affollano ancora per un po' il bagnasciuga. Non sono in una spiaggia che mi è famigliare, solo la parlata lo è. Dettaglio che non conta. Nonostante l'estate ufficialmente finita, molti stabilimenti infatti sono chiusi con buona pace dei turisti presenti ancora numerosi, la spiaggia ormai libera (a questo proposito sarebbe bello capire dal Governo il perché e il per come delle concessioni demaniali, ma è un altro discorso che ora non centra. Appunti per un domani.) è un mix divertente di umanità varia, di lingue varie. C'è la mamma con i figli e nonna con cane al seguito, chi viene in spiaggia e corre, per chilometri, chi dorme steso su un improbabile materassino rosa. C'è anche chi sorveglia i bagnanti improvvisati nonostante la stagione sia bella che finita. Uno dei motivi per cui vengo qui: sorveglianza, soccorso, pulizia ed attenzione. Mentre mangio un po' di frutta seduto sul mio asciugamano oversize i bambini fanno i bambini e corrono urlanti verso l'acqua che per loro credo l'estate e la sua fine siano termini astratti. I cani, i pochi presenti in realtà, si tuffano senza pensieri nell'acqua salata rincorrendo non si sa bene cosa. Entrano a testa alta e nuotano convinti nel mare davanti a loro, non so bene quale sia la meta, di certo è scandita dal richiamo dei padroni: un fischio e gli animali rientrano, sul bagnasciuga si scrollano al vento per asciugarsi salvo rotolarsi poi sulla sabbia piena di conchiglie rotte quasi a volersi grattare via la salsedine dal pelo. Il sole a metà settembre scalda come a luglio, è un caldo aggressivo, rabbioso, quasi a voler chiarire oltre ogni ragionevole dubbio che l'estate sta finendo. L'ultimo sole della stagione è un Lido semivuoto, scenografia vuota di un cinema chiuso. Osservo più a fondo la gente attorno a me. Un gruppo vociante di adolescenti, forse maggiorenni, si tuffa in mare senza togliersi i vestiti. Non importa, l'età è dalla loro parte e se non lo fai a sedici anni quando ti diverti? Il vecchio hotel allunga sulla sabbia la sua ombra stanca, come meridiana che segna il tempo. Osservo. Venditori che attraversano il litorale con passo veloce che qui non possono stare, contenitori con fette di melone e anguria riposare su teli e zaini. Una nonna urla in modo deciso ai nipoti ancora in ammollo, un cane guaisce, lo sciabordio delle onde risponde alla spinta del vento. Prima di arrivare alla spiaggia ho incontrato un paio di chioschi, di quelli che vendono asciugami, magneti, bibite, ombrelli, forse kebab, ormai diffusi in tutte le spiagge del paese. Vendono anche occhiali da sole, berrettini tipo baseball e cappelli finto Panama. Li stanno provando una coppia di fratelli. Uno dei due non apprezza il panama colori tabacco scelto per lui dal fratello e lo chiarisce con un "no", deciso, baritonale. Passo oltre. Adesso li osservo dal mio telo mare oversize, si sono posizionati a pochi metri da me. Il fratello con il panama in testa, rigorosamente bianco non tabacco, dopo un voce bagno in mare rimane seduto sull'asciugamano a gambe incrociate. Ha un altro asciugamano più piccole a coprire le spalle bagnate e mangia l'albicocca che gli ha passato il fratello. Mangiano, parlano fra di loro, ridono. Ripetono la stessa scena più volte. Io continuo ad ossevarli, mi rilassano. Mi rilassa la complicità che c'è fra di loro anche quando il fratello più alto e sportivo si mette a fare le flessioni all'improvviso e dopo lo scatto con cui si rimette in piedi toglie il cappello all'altro che risponde con un sonoro e baritonale "bleah". Ridono. Quello ormai senza cappello brontolando un po' si alza e si fa aiutare a togliersi la maglia. Afferra la mano del fratello e si incamminano verso l'acqua, inizialmente affrontandola con passo incerto poi con lo slancio di chi si sta divertendo. Quello che indossava il cappello quando l'acqua lambisce le ginocchia si ferma, scuote la testa, quasi non credesse alle parole del fratello. Che lo aspetta, mano tesa verso di lui, qualche passo più avanti. I bambini attorno continuano a fare i bambini, corrono, cadono, ridono. Le nonne urlano, il bagnino osserva, il mare si agita. I due fratelli hanno ripreso la camminata. Hanno circa quarant'anni, quello con il cappello in testa sicuramente, non si perdono di vista un istante, anche quando l'altro fratello si allontana verso le docce. Non importa nulla di come giri il mondo a volte, di come altre volte possiamo essere diversi uno dall'altro. Si è fratelli una volta e per sempre. Un aereo vola pigro sopra la spiaggia, l'aeroporto è dietro la pineta in fondo al mio pedaggio. Un elicottero, timidamente la sorvola.
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