Mentre inizia un'altra settimana di questo autunno un po' piovoso, un po' estivo, si aggiorna la contabilità di guerra, dei giorni che scandiscono il conflitto fra Hamas e Israele arrivati oggi 30 ottobre 2023 a 22. E mentre i giorni passano la tensione nel Medio Oriente continua. Continua con i soldati della Stella di Davide entrati nella Striscia di Gaza da nord, che spingono tutti i rinchiusi della Striscia (non assomigliano né ad abitanti, né ad occupanti) verso sud, verso quell'Egitto che chiude le frontiere, i valichi, che fa entrare uno alla volta i camion degli aiuti umanitari. Aiuti umanitari che servono ad una popolazione allo stremo, senza acqua, cibo, carburante, medicine.
Mentre Israele avanza a colpi di cannone, Hamas risponde coi missili, sparendo agli occhi del nemico in uno dei tanti cunicoli tristemente famosi che collegano la Striscia al territorio israeliano.
Si spara, si muore, si manifesta, si muore, c'è fame, c'è un'infanzia rubata, una vecchiaia stroncata, una giovinezza frenata.
Si manifesta, si spara, si invoca da una parte il diritto all'uso delle armi (in uno di quei Risiko mondiali ormai così diffusi) dall'altra il sacrificio "del sangue di tutti" e in questa frase c'è tutto il dramma di un conflitto lontano dal finire.
E mentre ad ottobre qui da noi piove a Gaza si assaltano i depositi degli aiuti umanitari; uomini, donne, bambini, anziani, stanchi, esasperati da giorni di buio, fame e dolore.
In Daghestan, repubblica a forte influenza islamica della Russia (molto vicina alla Cecenia), all'aeroporto si da il via letteralmente "ad una drammatica caccia all'ebreo". Scene terribili da vedere e commentare ma divenute in questi giorni di conflitto quasi normali.
Inizia il giorno numero 23, con i carrarmati israeliani intenti a bombardare il nord della Striscia, a bonificare le strade che portano alla stessa Striscia per quella che sarà la via di rientro alla fine del blitz.
Ma non è tutto qui. Purtroppo. In sospeso ci sono temi importanti, rilevanti, che non rientrano nel conflitto.
Dove si nasconde davvero Hamas? Davvero sotto l'ospedale di Gaza? Partono davvero da lì i tunnel che portano ai valichi, si conflitti a fuoco della notte ad Eres? E se si, come si pone Israele?
Secondo la Convenzione di Ginevra chi attacca deve risparmiare scuole ed ospedali a meno che gli stessi non siano occupati dall'altro contendente, e sarebbe questo il caso. La Convenzione permette ad Israele in questo caso di avvisare l'ospedale affinché questo venga evacuato e successivamente si presume raso al suolo.
Ma come si fa ad evacuare un ospedale saturo allo stremo di vittime degli attacchi, in terapia intensiva o comunque allettati gravi? E se si potesse evacuare di e verrebbero locati tutti in un territorio bombardato, sovraffollato allo stremo, privo di acqua ed elettricità?
La stessa Croce Rossa conferma l'impossibilità di evacuare l'ospedale e questo potrebbe voler dire una guerra nei cunicoli fra gli uomini di Hamas e i soldati dei corpi speciali israeliani. Situazione questa che potrebbe coinvolgere anche i più di 200 ostaggi israeliani catturati da Hamas nel raid del 7 ottobre 2023.
Ad oggi non si sa dove siano, non si riesce forse neanche ad immaginare rendendo ancora più drammatica l'attesa dei parenti.
Sicuramente sono prigionieri nella Striscia, come lo sono la maggior parte degli abitanti di questi territori loro malgrado.
Il giorno 23 di guerra inizia con la pioggia, con il caldo estivo, con le immagini in bianco e nero di soldati, carrarmati ed esplosioni con la pace lontana, troppo lontana nello sfondo.
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