Ponte, quale ponte?

Ponte, quale ponte? 
Citando e modificando al bisogno una frase del mitico film "Frankenstein junior" di Mel Brooks (1974), ovviamente.
Ponte, quale ponte dunque.
S'ha da fare o non s'ha da fare? E perché non è mai stato fatto prima?
E se si fa, sarà un bene davvero? O sarà solo un altro spreco di denaro?
Soprattutto, sarà fatto bene?
Come per tutti gli argomenti divisivi ci sono i favorevoli e i contrari, sia che si tratti di discussioni da bar che di discussioni parlamentari.
E a livello politico il discorso Ponte è quanto di più divisivo ci possa essere.
Giustamente o a torto, sono vere ed accettabili entrambi le voci.
Gli abitanti di Sicilia e Calabria sono di pareri diversi essi stessi, parti principali coinvolte nel progetto Ponte.
Chi vuole preservare il paesaggio e non è di sicuro un discorso criticabile, chi vuole eliminare i colli di bottiglia agli imbarchi anche qui giustamente, chi lo vede come una manna dal cielo perché dall'isola sicula per alcuni spostamenti veloci non resta che l'aereo.
Bene, come detto ci sono tante questioni sul tavolo, tutte che portano ad obiezioni giustificate.
Polemiche e discussioni che sono entrate in Parlamento, polemiche che hanno coinvolto sia la maggioranza che l'opposizione. 
Chi lo vede come una imperdibile occasione di sviluppo per il paese, chi come un capriccio del ministro alle infrastrutture, chi come un eventuale pozzo senza fondo.  
Tanti punti di vista ci mancherebbe, abbatterà i costi per i siciliani in merito al trasporto, porterà posti di lavoro, migliorie. Tutto giusto, fin dai tempi del governo Berlusconi.
Ma il mentre come sarà? Come sarà quest'opera avveniristica, ecosostenibile, immensa?
Gli studi presentati da governo, opposizioni e altre varie parti in causa analizzano tutte insieme i pro e contro del Ponte, senza apparentemente incrociarsi mai, senza avere avuto mai un punto d'incontro per trarre tutti insieme delle conclusioni reali, utili sia a dimostrare la reale utilità del progetto o la sua reale inutilità. Nulla è stato fatto se non in fase di manovra dirottare sul progetto del Ponte 12 miliardi di euro che oggi come oggi sarebbero decisamente più utili se investiti nel Servizio Sanitario, nelle infrastrutture delle regioni (quelle strade e ferrovie delle periferie, degli hinterland obsoleti o prive da anni di manutenzioni), nell'istruzione. Nulla in settori fermi al palo da anni. Anzi, dirottati su piloni enormi, alti 400 metri e di cui non si sa ancora il diametro (per intenderci 4 Torri Gemelle una sopra l'altro) i cui scavi daranno vita ad un volume di scarto da smaltire del quale ancora non sappiamo la fine, il luogo e il come sarà smaltito. 
Ecco, questi ed altri punti di discussione rimangono in sospeso in tutti gli studi di fattibilità, i progetti passati ed in essere. 
E la ferrovia? E la sismicità del luogo? Le correnti del Mediterraneo?
Argomenti messi qua e là come fossimo al bar ma che si vuole sperare siano stati debitamente tenuti presenti.
Ci sono ponti simili esistenti nel mondo, costati ironicamente meno (anche se vecchi di 30 anni ma comunque con l'aggiornamento del costo del denaro, sempre meno è costato) che hanno subito danni minimi colpiti da terremoti (quindi proiettandoci nel futuro, in un ambiente simile a quello dello Stretto di Messina) ma che hanno visto la luce solo dopo che anche le infrastrutture e le strutture attorno ad essi sono stati adeguati, cosa questa che qui non sembra essere stata contemplata.
Per rubare una frase al professore Tozzi "c'è il rischio di ripetere il Vajont, che la diga è ancora in piedi e il paese sottostante non esiste più." Vero, condivisibile.
Sembra, perché a noi elettori non ci è stato detto molto ma c'è fiducia nella ridda di progettisti di alto livello che vi hanno lavorato.
Vedremo se qualcosa capiterà almeno capace di non vedere sperperati 12 miliardi di euro, non proprio bruscolini.

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