Quello che il mondo non capisce

Come sempre, passano le settimane, i mesi, passano le settimane e aumentano le contabilità, quelle drammatiche che raccontano di guerra, di guerre. E di persone, adulti e bambini, che quelle guerre le subiscono. 
Cambiano velocemente gli orizzonti verso i quali indirizzare interessi, solidarietà ma uguale purtroppo rimane il risultato. 
Le bombe continuano a cadere su case, chiese, scuole ed ospedali come se tutto fosse fronte, se tutto fosse prima linea. 
Le immagini ci parlano di macerie, di polvere, di lacrime, di gola secca, di dolore.
Sembra non importare più di chi sia la colpa, chi ha invaso per primo, chi ha deciso di lanciare il primo attacco.
Leggiamo ogni giorno una cronaca fredda, i bollettini di guerra che ormai da due anni ci accompagnano.
Dall'Europa orientale, dall'Ucraina e dalla Russia, dove per altro il conflitto continua fra avanzate e ritirate, fra attacchi e difese, missili sui civili e tank in fiamme senza che un passo tangibile verso la pace sia stato fatto, al Medio Oriente, mai così vicino.
Da quella terra agitata che comprende lo stato di Israele e Palestina, la Striscia di Gaza da dove purtroppo negli anni, da quasi un ventennio, si è consolidata una situazione geopoliticamente instabile, incerta, incattivita. 
Le immagini ci parlano di raid terroristici, di case violate, di corpi martoriati, di palazzi che collassano su loro stessi, di frontiera chiuse, di armi in posizio e di tiro, di guerra.
Ancora, nuovamente, come se nessuno avesse voglia e interesse ad evitare l'escalation di un conflitto, il male sembra farla da padrone. La crudeltà umana si dimostra incapace di ragionare, di rispettare la vita altrui, fino alle estreme conseguenze. Che non hanno fine, che si allargano a macchia d'olio negli angoli del mondo sempre più vicino a noi, a quella Europa che si è posta in attesa di qualcosa che sembra non esserci.
L'autunno è deflagrato nel sud del Mediterraneo in maniera inaspettata come lo fu a suo tempo l'inverno europeo, un inverno che ancora brucia.
Ci sono al lavoro in Egitto le diplomazie del mondo, come ci furono i treni dei leader dell'Europa diretti su Kiev, per trovare l'input al processo di pace ma se per il conflitto russo-ucraino gli ostacoli sono economici, bellici, in Medio Oriente è la convivenza il nodo da sciogliere, fra più culture, abitudini, religioni; cosa non impossibile in altri contesti ma in queste terre sembra non essere possibile nessuna alternativa alla convivenza bellica, nel terrore.



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