Autunno caldo? Meteorologicamente e non. Se il meteo ormai ci appare come qualcosa di insolitamente normale, socialmente ci appare come uno scontro dal retrogusto meramente politico.
Perché?
Perché ci sono argomenti professionali e sociali che toccano un gran numero di concittadini, lavoratori impiegati in quei settori storicamente legati a doppio filo con il mondo dei sindacati (tanti, forsi troppi e non chiari ma siamo in un paese plurisindacale con tutti i se e i ma del caso) che oggi necessitano di riforme chiare in tema di contratti nazionali e pensioni.
Si parla della Pubblica Amministrazione, Istruzione soprattutto, Trasporti (qui le carenze sono ampie, tante, varie e a più livelli), Sanità. Alcuni di questi settori presentano lacune ormai storiche che di governo in governo si trascinano attraverso gli anni.
Le soluzioni non ci sono quasi mai, non si ottiene che rumore, rumore politico non sociale.
Ci sono i sindacati da un lato a cercare di fare fronte comune nella loro disunità (è un decennio che le tre sigle sindacali non organizzano uno sciopero unitario, unito) figlia senza dubbio dell'instabilità politica del paese con due sigle su tre vicine ai partiti di governo.
Dall'altra parte di questa barricata ideologica c'è il governo, non tutto in verità. C'è un ministro che accusa i manifestanti di volersi allungare semplicemente il weekend con uno sciopero generale il venerdì. C'è lo stesso ministro che precetta i manifestanti del settore trasporto, dimezzando di fatto la durata delle ore di agitazione (restando però fisso l'orario dalle 9 alle 13 in buona parte delle regioni italiane appare chiaro il disagio di chi per lavoro o studio fa il pendolare: sicuri al governo che sia stata una mossa giusta?).
C'è uno scambio di accuse reciproco, quella schermaglia linguistica fra le parti che ormai contraddistingue ogni manifestazione nel paese, che rimane al palo, provoca disamore nell'elettorato e dovrebbe fare riflettere anche lo stesso ministro precettatore.
Precetto e sciopero sono senza dubbio due diritti previsti da norme, statuti, costituzione ma usati male, quasi per ripicca reciproca delle parti in causa, disunite. Così tanto disunite (CGIL e UIL da un lato e la silenziosa quasi assente CISL dall'altro) che non si sono accorti in questo triennio pandemico alcu e categorie non sono state tutelate né da governo né da loro stesse.
Si parla di Sanità, si parla di Istruzione e anche di Trasporti certo.
Ha regnato tanto, troppo a lungo l'incertezza, l'ignoranza sul problema reale (anche in prospettiva futuro riguardo lo stesso lavoratore).
Oggi, infausto venerdì 17 novembre 2023, chi sarà in piazza a protestare sicuramente sarà lui stesso diviso fra chi appoggia il governo nelle persone votate a settembre 2022 e chi ricorderà agli stessi che la Legge Fornero rimane, che l'IVA sale su beni essenziali, che le accise ci sono pari pari a prima e che "tutto sta aumentando". E questa incertezza ecco, la spia di quanta disunità c'è nel paese, incomprensione purtroppo a tutti i livelli.
Vedremo quindi sanitari e studenti in corteo, insegnanti coi cartelli e autobus fermi nelle autorimesse ma a che pro?
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