Nell'economia di una famiglia quanto pesano cinque euro, quanto possono valere?
Lavoro in un negozio ad alta frequenza, c'è un veloce ricambio di clienti praticamente in tutte le fasce orarie, di tutte le età. Tutti entrano, alcuni salutano, altri no, con altri ancora c'è un veloce scambio di battute data "l'anzianità" del negozio e del negoziante. Altre volte ancora c'è un rimprovero, quanto più educato possibile, verso il solito gruppo di ragazzini più vivace del solito.
Giorni e ritmi quotidiani.
Nei picchi di lavoro il negozio diventa rincorsa, recupero, ufficio oggetti smarriti; oggetti smarriti a volte da soggetti a loro volta smarriti.
Entrando in un negozio che vende oggetti colorati, da collezione, di impulso, spesso la testa inizia a muoversi in maniera diversa dal corpo, cuore e cervello seguono due percorsi diversi .E si diventa tutti un po' più svagati, leggeri se mi si passa il termine. Questo indipendentemente dall'età degli individui.
E al termine di questo percorso in leggerezza si paga, si ritira la borsa con gli acquisti fatti, si accartoccia lo scontrino e si esce, salutando o meno il commesso.
E dopo?
Poi succedono, specie nei picchi di lavoro, nei giorni più critici, quasi sempre le stesse cose, routine abbastanza simili una con l'altra.
Qualche cliente ci raggiunge in cassa o in corsia con oggetti svariati fra le mani: berretti, sciarpe, sacche porta scarpe, tablet, libri, smartphone, chiavi di casa e di auto e infine portafogli caduti al momento di uscire dal negozio.
E tutti questi oggetti finiscono in una scatola nel mio ufficio, con appiccicati tanti post-it diversi fra loro a ricordare ora e giorno del ritrovamento in attesa, spesso lunga, che i legittimi proprietari vengano a riprenderseli.
Diverso per ovvi motivi l'iter per i portafogli; si aprono in due persone, si cerca un indirizzo, un appunto, un documento. Se si trova un numero di telefono chiamo io, mi scuso e spiego il motivo della chiamata e in dieci anni mi è capitato di contattare soldati di carriera che hanno perso il tesserino, amministratori delegati di grandi industrie, studenti, liberi professionisti. Ci aiutiamo con Google, Facebook quando è possibile. Le facce bene o male le ricordiamo tutti noi dello staff. Non sempre la persona ha un social però.
Si guarda in due, sempre due, fra biglietti da visita, foglietti ripiegati di appunti, monete, bancobote, mastercard, tessere sanitarie.
Capita di non trovare nulla e di rivolgersi alla Polizia Locale per la denuncia. Capita anche questo ma sono in tanti di pattuglia nei quartieri e quando capita è piuttosto celere.
Capita adesso che ci muoviamo a cavallo delle festività, che apriamo a macchia di leopardo lungo il calendario.
Capita un portafogli che cade, riconosci la proprietaria, chiama la Polizia Locale e fai denuncia. Abita in un quartiere vicino al negozio, gli agenti mi rassicurano che in breve il portafogli ritroverà la sua proprietaria, direttamente con consegna a domicilio dell'oggetto da parte delle forze dell'ordine.
Succede che poi mi dimentico, passano i giorni, aumenta la ressa, aumenta il lavoro e i giorni sono tutti lunghi e iniziano per me, col buio e finiscono col buio.
E succede che c'è buio, che manca poco alla chiusura e che sono in cassa. Mi si avvicina una cliente, una signora minuta, anziana, con un cappellino di lana bianco in testa.
Si avvicina direttamente alla cassa, si ferma di lato e attende che la cliente prima di lei paghi ed esca. Si presenta, sorride con uno di quei sorrisi timidi che provano a nascondere l'imbarazzo. Ha un mano una banconota da 5 euro.
È la signora del portafogli.
"Grazie, grazie davvero. Non sapevo come fare per rifare tutti i documenti."
E nel portafogli aveva davver6tutti i documenti possibili.
"Non ho molto ma usati sono per voi ragazzi, grazie davvero."
Posa la banconota sulla cassa, gli occhi sono grandi e dolci, l'espressione grata.
Le spiego che mi è sembrato il meno cercare di rintracciarla, che se possiamo aiutare qualcuno lo facciamo ma mi risponde che non tutti sono onesti come me, la stessa cosa che mi dissero gli agenti.
Non ho parole per convincerla a non lasciarci la banconota. Esco dalla cassa e le do la mano. Copre la mia mano con la sua libera.
Mi ringrazia ancora. Capisco quanto ci tenga che io accetti la banconota.
La accetto regalandole però una scatola dei nostri biscotti zenzero e cannella, che il Natale sia pure per lei dolce.
"Grazie per essere stati onesti."
Ecco, basta anche una semplice parola a farti star bene.
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