Ricordi di un altro lavoro

Nonostante oggi il mio lavoro non sia più quello per cui tanti anni fa scelsi l'Istituto Alberghiero, osservo sempre con romanticismo i colleghi, di un tempo, il loro modo di svolgere la professione e quello che i suoni, i profumi, di un locale mi riportano. Un sottile filo rosso che lega il mio oggi al mio ieri. 
Ogni volta una scena particolare mi colpisce.
"Il tavolo è pieno di bicchieri vuoti, piatti vuoti, quel che rimane di sigarette e una serata alcolica.
C'è una foglia gialla appoggiata su di un piatto vuoto.
L'odore della pioggia porta una effimera sensazione di freschezza nella serata. Lascia inevitabilmente i tavoli più vicini di quanto non lo siano normalmente.
La spina per la birra è immobile, ancora un po'.
Dentro il locale osservo le bottiglie di vino e di superalcolici ferme sugli scaffali in legno. I nomi e il design delle bottiglie oggi sono eleganti, essenziali, disegni quasi retrò.
Il profumo del locale è di legno, salumi e formaggi appena tagliati, quello delle osterie di paese di un tempo.
La ragazza che osserva la strada ha i capelli lunghi e neri, raccolti in una coda.
Gli occhi scuri dal taglio orientale si muovono nello spazio della sera fra i tavoli da ripulire e la strada di fronte, vuota, umida, pigra.
La luce intermittente del semaforo ravviva l'asfalto e gli edifici vicini.
È notte, un altro è passato."
Ricordi, di un altro lavoro.

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