Pensieri di un lunedì di gennaio

Quale visione geopolitica ha l'Europa?
Roma, Parigi, Berlino come nuovi protagonisti della strategia difensiva dell'Unione nel Mar Rosso, della salvaguardia delle rotte mercantili, dei miliardi di euro che le stesse valgono per gli stati europei.
Europa finora assente in un quadrante geopolitico complicato salvo qualche missione a tempo nel Corno d'Africa e dintorni 
La pressione pare iniziare ora, partendo da nord, da quel conflitto israelo-palestinese che non ha portato a nulla di concreto (finora la liberazione degli ostaggi israeliani è stata frutto di trattative con Hamas non di una vittoria bellica di Tel Aviv, e non è un dettaglio di poco conto, anche in ottica futura) se non ad una chiara emergenza umanitaria nella Striscia di Gaza e al malcontento per l'operato del premier Netanyahu, premier con un curriculum politico piuttosto controverso. Molto in questo caso, ad onor del vero, dipende dagli Usa, dal presidente Biden. E questo non sembra un buon indizio.
Ecco che la mossa di Francia, Italia e Germania ha un valore più pesante. In Medio Oriente così come nel Mar Rosso, nell'affrontare gli Houthi, oggi come oggi molto più forti rispetto a qualche anno fa (la guerra contro l'Arabia Saudita ha rafforzato i ribelli yemeniti aiutati dall'Iran). Qui il focus europeo senza tanti giri di parole ha come obiettivo principale la salvaguardia delle rotte commerciali (limitatamente all'Italia per il Mar Rosso passa il 40% della merce destinata alle nostre attività commerciali), delle navi mercantili loro malgrado coinvolte nelle rappresaglie degli Houthi.
Alcuni mercantili deviano dalla rotta di Suez compiendo un lungo periplo del continente africano che comporta allungarsi dei tempi di arrivo nei porti di destinazione, stimato in una settimana, e di un aumento dei costi finali (per noi consumatori sostanzialmente) all'incirca del 25%.
Ecco che le capitali più importanti del Vecchio Continente hanno deciso di fare un fronte comune per affrontare questa nuova emergenza.
Sulla carta è giusto, è facile ma adesso dopo la dichiarazione d'intenti c'è da decidere la modalità dell'intervento: politico? Militare, sulla falsariga dell'intervento recente della coalizione Usa-Gran Bretagna?
L'intesa fra i tre stati lascia presagire una soluzione veloce della crisi ma più realisticamente non sarà una soluzione facile.
E sulle visioni geopolitiche dell'Europa ci rimangono addosso dubbi e legittime paure per un futuro un po' più in bilico fra pace e nuova guerra.

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