Un viaggio di trent'anni fa

Praga è il ricordo dei miei vent'anni, di un viaggio più o meno lungo in autobus dal mio paese al cuore della Mitteleuropa. È il ricordo vivo di un periodo a modo suo indimenticabile, che per tanti motivi non tornerà più. E lo sai nel momento stesso in cui inizia il viaggio. 

Il viaggio assieme ai compagni di classe, l'ultimo assieme prima della maturità e la vita di tutti i giorni che ognuno di noi sceglierà per sé.

Praga è la scelta più lontana che potessimo fare e proprio per questo quella che ci affascina di più; la scelta come sempre avviene in questi casi è concertata fra le classi partecipanti, il consiglio d'istituto e dei rappresentanti dei genitori. Nessuno ha obiettato.

Praga per me è il 1995, un periodo storico particolare sotto tanti punti di vista.

Noi che stavamo preparandoci alla maturità non lo sapevamo di preciso dove ci avrebbero portato tutti quei cambiamenti, troppo lontani, troppo poco interessanti forse per quelle che erano le nostre passioni.

Cambiava il mondo per davvero, come Praga del resto, come il mondo attorno a lei e a noi.

Praga nel mio oggi è il ricordo di un lungo viaggio, di tanti sorrisi e un walkman da dividere in due.

È una serie di post sui social cui metti "mi piace" perché quelle strade te le ricordi ancora oggi anche se hanno colori, luci, insegne diverse da allora. Te le ricordi perché su quelle strade anni prima, nel secolo scorso, ci hai camminato a lungo. Di giorno in gruppo, di sera in un gruppo meno rumoroso.

Il viaggio verso Praga ci costringe ad attraversare l'Austria, già allora ordinata e pulita come una cartolina delle vacanze sulla neve, fermarci in un anonimo autogrill vicino Salisburgo dove la pioggia che ci accompagna dalla partenza non ci pensa neanche un pò ad abbandonarci.

Praga era un miscuglio colorato e vociante di persone, stili, linguaggi. Tutti alla stessa maniera occupati a trovare un nuovo equilibrio per le loro vite senza più oppressori, senza più i fratelli slovacchi (della defunta Cecoslovacchia Praga oggi è la capitale della Repubblica Ceca). Un nuovo equilibrio che si muoveva anche con noi. Con il nostro essere turisti, allegri, giovani, alla ricerca anche noi del nostro nuovo equilibrio.

Praga ha il sapore della primavera che arriva all'improvviso, come le rivoluzioni più forti, quelle che cambiano i destini degli uomini, come certi amori che quando li stai vivendo non ti accorgi di quanto siano forti.

L'albergo era un vecchio palazzo dallo stile inevitabilmente ex sovietico, di quei palazzoni grigi, alti, tutto uguali "perché ci abita non provi invidia per il vicino", situato non esattamente in quella che definiremmo prima periferia. L'autobus per riportarci percorreva strade sempre trafficate, lunghe percorrenze più simili ad esodi per le ferie che non a visite a palazzi, musei, castelli.

E questi ultimi li abbiamo visitati tutti, con tanto di guida e passeggiate.

Tragitti percorsi un pò dormendo con la testa appoggiata sulla spalla o mia o sua, dipendeva da chi aveva più sonno. E sempre con un walkman da dividere in due.

Praga allora era qualcosa di incomprensibile, dalla grammatica altrettanto incomprensibile e dalla birra Pils, ovviamente, ad un prezzo irrisorio al cambio con le nostre vecchie lire.

L'isola di Kampa è l'isola che è appoggiata su una delle rive della Moldava, prima di imboccare o appena scesi dal famoso Ponte Carlo, zeppo oggi come allora di turisti e artisti, di strada o professionisti ormai. È un'isola piena di verde e cigni e l'aria sa di verde, foglie e risate. E qualche sbadiglio.

Praga oggi è il set di film, set storico della grande industria cinematografica, ritrovo di artisti, poeti, pittori (loro si, ce l'arte l'hanno fatta entrare al palazzo presidenziale). Anche nel 1995 lo era, sol in modo molto più naïf, quasi improvvisato come certi locali che sull'onda dell'indipendenza appena conquistata sono caffetterie, ristoranti, discoteche, hotel tutto insieme, un pò come i condimenti con cui condiscono la pasta.

Il disordine era parte di quel mondo, quel mondo che nel 1995 anche noi stavamo vivendo in prima persona e che sarebbe cambiato. 

Praga è il ricordo di quel disordine che si stava facendo strada dentro di me ma non riuscivo a decifrarlo fino in fondo.

Nessuno d noi lo sapeva ancora fare, com'era giusto che fosse.

Sono lunghe passeggiate la sera, con le mani nelle tasche altrui ad ascoltate la pioggia, a fare le foto per il dopo, a cercare il locale giusto per finire la serata.

È una salita verso l'alto per vedere meglio la città che si addormenta. O forse va a vivere da un'altra parte.

Praga oggi è vecchi palazzi grigi mutati in hotel di lusso, automobili palazzi danzati. Benessere dopo anni  duri, drammatici. È lo sguardo nostalgico su un tempo lontano, a suo modo irripetibile, in cui la nostra gioventù ha giocato da protagonista.

Sono passati anni, quasi trenta, una vita, due vite, eppure c'è qualcosa di magico nel rivedere foto vecchie e nuove di quel viaggio; un'onda lunga di ricordi e vorrei che avresti dovuto dire subito.

Come un'alchimia che non si interrompe ma tace, come un walkman diviso in due, la mia testa posata sul finestrino dell'autobus, la tua sulla mia spalla, il sonno e una casa danzante che sembra muoversi davanti a me.

Sorrido adesso sui ricordi, su una vecchia foto degli amici e cosa rara, una Pils fra le mani.


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