Bandiera bianca

Bandiera bianca, quella che solitamente leghiamo alla sconfitta; quella che garrisce al vento quando una delle due parti in lotta dice basta. È anche un sinonimo di fine delle ostilità, di smettere con la conta dei morti, dei feriti, degli orfani.

Non rimangono confinate alla televisione svizzera le parole del Pontefice in merito alle guerre in corso nel pianeta, in particolare quelle in Ucraina e a Gaza. 
Bandiera bianca e poi una mediazione. Uno stato neutrale pronto ad interporsi fra i due stati belligeranti e la certezza di poter ricominciare a vivere quella vita che fa tanti anni non è più la stessa.
La Turchia di Erdogan ha ribadito la propria disponibilità a sedersi al tavolo delle trattative con Zelensky e Putin per riportare la pace in quelle zone oramai irriconoscibili, devastate da due anni e piú di conflitto.
Bandiera bianca per dire basta e riconoscere vittorie, conquiste, nuovi limiti e nuovi confini, soprattutto per finire la conta della sofferenza, dei morti, dei rapiti, dei feriti.
In nessuna delle guerre attualmente in corso nel mondo, entrambe relativamente vicine al nostro paese, quindi anche a quella Città del Vaticano che a ragione attraverso le parole del Pontefice invoca la bandiera bianca della ragione.
Una ragione che ad onor del vero nessuno degli stati e delle fazioni in guerra sembra avere; in nessuna delle trattative finora abbozzate, iniziate e mai concluse ha considerato la resa unilaterale di un contendente, un cessate le armi che possa essere viatico per una pace definitiva. 
Ci ha provato il Papa, mai banale nelle sue parole, dalla Svizzera, ad invitare russi ed ucraini, palestinesi ed israeliani a riporre le armi. Parole forti, tuoni nel cielo dell'Europa e del Mar Mediterraneo.
Parole che però sembrano destinate a non venire ascoltate tanto facilmente.
In Medio Oriente nè Hamas nè Nethanyau sembrano voler posare le armi per primi a scapito di migliaia e migliaia di morti innocenti, persone rapite, vittime della fame e del fuoco dei cecchini.
Non arrivano dal cielo gli aiuti in Ucraina ma da quell'Occidente che a parole rafforza il proprio sostegno a Kiev ma a conti fatti ripone sul turco Erdogan le nuove chance di pace. 
Però anche a Kiev come a Gaza nessuna delle parti sembra intenzionate ad alzare bandiera bianca, a dire basta a droni, cannoni, torture. Anzi.
Sembra il contrario; le parole nelle dichiarazioni di Zelensky, Putin, accoliti vari chiedono soldi ed armi, minacciano scenari inquietanti, nucleari, di morte, non di pace.
Bandiera bianca, stabilizzare confini, città, vite.
Bandiera bianca e nuovo futuro.
Sarebbe ideale, sarebbe ottimale ma proprio mentre il Papa urla il bisogno di fermare le armi dal Mar Nero si alza un grido di aiuto e sostegno dalla Transnistria, regione dell'est della Moldavia, mai vicina politicamente a Chisinau. Voci di aiuto che arrivano anche dalla vicina Gagauzia e che fanno pensare a quanto fatto nel 2014 in Crimea o nel 2008 in Georgia, dove ancora occupate dai russi risultano essere l'Abkhazia e l'Ossezia del Sud.
Bandiera bianca, sul ponte che sventola, apparentemente nel vuoto attorno a lei.




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