Clienti e feeling

Non c'è sempre il sorriso, magari perché stai semplicemente pensando ad altro, al colore da accostare meglio ad un articolo esposto in vetrina, al lavoro ancora da fare. Svariati motivi professionali e non che ti portano per piccoli attimi lontano dal lavoro.
È sempre così, non dico ogni giorno ma quasi. Motivi per andare con la testa lontano dal negozio ne ho, ne posso anche trovare, eppure ci sono sempre momenti in cui ritorno presente, in loco.
Quasi sempre, una ipotetica percentuale vicina al100%, la ragione di questo "ritorno al presente" sono i clienti, uno, due, un gruppo. 
Non tutti perché sarebbe inverosimile ma molto, ecco, molti è la quantità corretta. Sono quei clienti che magari ti conosco da più tempo, che sono davvero i clienti della prima ora, di quando il negozio era appena aperto, la proprietà un'altra e lo staff era composto da quasi il doppio dei dipendenti attuali. 
Negli anni sono rimasto solo io e i clienti, molti dei quali in un decennio sono diventati grandi come me, sono diventati genitori, nonni, pensionati. La maggior parte di loro lavora, ha una propria quotidianità che a volte si sovrappone alla mia, entrambi diventiamo parte della giornata altrui. 
È una routine, una abitudine cui mi sono affezionato, che quasi aspetto perché con il passare del tempo impari, ho imparato, a conoscerne abitudini, gesti, routine. Le ore della pausa pranzo, i giorni liberi, i momenti veloci.
In dieci anni di abitudini se ne mettono in fila tante, alcune più di altre.
Capita quindi di essere "con la testa altrove" per cinque minuti, per un attimo, per un'ora e di lavorare senza prestare molta attenzione a quanto si sta facendo. A riportarmi alla gradevole realtà della giornata sono i saluti, il modo di salutare, il tono di voce. 
Quel tipo di saluto cui sai che devi rispondere; non c'è una regola scritta se non quella dell'educazione delle persone però non si può nascondere, c'è saluto e saluto.
Capita di provare più empatia con alcune persone rispetto ad altre, per motivi che forse non sai bene neanche tu, sai che non vale la pena cercare un motivo per spiegarli: ci sono e basta. Un sorriso, una domanda, un favore, un disegno, un momento. E capita di trovare fra le migliaia di persone che ti passano vicine quelle che puoi tranquillamente definire "preferite" perché è la realtà.
Ci sono, in ogni attività, in ogni ufficio, in ogni agglomerato umano. 
E non è indispensabile passarci più tempo del dovuto, parlarci ore. Bastano appunto un saluto, un "come stai?", chiedere dei figli, del partner, scambiarsi un sorriso. Quelle cose così umane che non riesci a farne a meno. 
Il saluto che ti riporta alla realtà ha a volte la voce bassa, chiara ma discreta, come il passo, leggero. Altre volte rivela un accento lontano ma ormai familiare. Ancora, a volte, sono due occhi vivaci, curiosi e allegri. 
È quella routine che in cuore tuo ti rasserena con clienti, planogrammi e pallets. Capisci che in fondo stai lavorando bene, hai lavorato bene, i rapporti umani hanno seguito un percorso loro, per fortuna.
Ci sono clienti che non puoi non avere, non puoi non vedere passare sereni fra 8 reparti e non rivolgere a loro, al negozio un sorriso sereno.

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