Le impronte sulla neve

La neve copre fiori, foto, lumini ed impronte. Ma sono tante; tanti i fiori, tanti i lumini e di più le impronte. 
Così tante da non riuscire a contarle, da non riuscire a contenere tutti i proprietari di quelle impronte all'interno della piccola chiesa. Così piccola che quasi non la vedi stretta, quasi chiusa, fra palazzi e torri di trenta piani. Tutti anonimi, grigi, silenziosi.
Nevica e la neve è alta in questo periodo, rimanda immagini di un clima ovattato, silenzioso quasi. Non fosse per la piccola chiesa e le migliaia di persone che l'hanno raggiunta nonostante dall'alto si sia fatto di tutto per impedirlo, quasi che tutto dovesse avvenire lontano, nello spazio e nel tempo. Ma anche da lontano i canti, i cori e la luce di mille lumino si percepiscono, attirano.
Mosca è lontana, venti chilometri. Questa è  Marino, è periferia, quella più anonima, silenziosa. Questa è la zona concessa da Mosca stessa alla signora Lyudmila per celebrare le esequie del figlia Aleksej dopo un tira e molla lungo, estenuante, crudele soprattutto. 
La signora Lyudmila non ha alzato mai la voce, ha percorso strade innevate, è arrivata nella gelida Siberia alla ricerca del figlio quando ormai era certo che il figlio non era più vivo. Una condanna a morte lunga tre anni in fondo.
Il figlio Aleksej era scomodo, sgradito a Mosca, a certe persone di Mosca.
La signora Lyudmila ha faticato a trovare una bara, qualcuno che organizzasse l'ultimo viaggio del figlio, una chiesa. Ha lasciato le proprie impronte su chilometri di neve, ha percorso strade che forse non pensava avrebbe mai percorso.lo spiazzo davanti alla chiesa accomuna giovani e vecchi perché la signora Lyudmila era ed è la mamma di uno di quegli eroi che alzano la voce quando il proprio paese diventa dittatura, quando la propria libertà viene negata, i diritti spazzati via. Ed è diventato quel figlio, figlio e fratello di tanti russi, quelli che Mosca la vorrebbero libera da dittatore e guerrafondai.
Ad osservare la folla ricordare il loro Aleksej anche poliziotti, soldati, agenti di qualsiasi servizio segreto e non possa essere utile a sedare e nascondere una protesta. È l'accordo con il Presidente: una chiesa e un funerale in cambio di esequie silenziose e anonime. E veloci.
Ma come detto, le impronte sulla neve sono tante, migliaia, e seguendole si arriva al cuore del momento storico. Se segui la luce dei lumini arriverai ad Aleksej.
La musica sale fra i palazzi anonimi di Maryno, "My way" di Sinatra. Proprio così, a modo suo, alla sua maniera Aleksej saluta gli amici, irride i nemici e finalmente riposa. 
Gli amici, giovani e vecchi, cantano per lui, cantano i suoi slogan che neanche anni di prigione e Siberia hanno fatto dimenticare.
Nevica mentre la folla saluta Aleksej, mentre urla convinta che la Russia deve liberarsi di Putin per essere libera.
Sono tante voci che diventano una sola.
La signora Lyudmila è stanca, cammina sulla neve, guarda le impronte, sono migliaia. Adesso tutti sanno che sono quelle le orme da seguire. 
Quelle di Aleksej Navalny.



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