Oggi qui, domani là...🎼

"Oggi qui, domani là..." lo aveva capito già nel 1970 Patty Pravo. Certo d'ispirazione allora furono cuore e sentimenti, vita privata sicuramente non il mondo politico, la situazione sociale. 
Oggi, non il testo ma il 2024, la canzone tornerebbe sicuramente d'attualità, sicuramente lo è, applicata alla situazione politica nazionale. In verità sempre più arrotolata su se stessa.
Perché oggi che è venerdì 22 marzo 2024 mentre bevo il primo caffè della giornata e leggo il quotidiano ripenso a Patty Pravo, a quel ritornello "Oggi qui, domani là..."?
Forse perché osservando la foto del premier Meloni avvolta nella giacca dallo scranno del Parlamento rifletto sugli equilibri interni della maggioranza al governo, un po' troppo naïf anche per le recenti abitudini elettorali degli italiani. Diventa più ondivago l'equilibrio delle tre forze politiche della coalizione quando da Roma spostiamo lo sguardo a Bruxelles; ognuno ha le proprie alleanze, ognuno confluisce in altri movimenti, altre alleanze, nebulose, ambigue, pericolose. Naïf, diciamo, sempre dando l'idea di fare proprio il ritornello della canzone. Una strategia politica avulsa su se stessa, che allontana i favori del voto ma che sembra essere l'unica concepita.
A destra, al centro e a sinistra.
Perché se le forze politiche che compongono la maggioranza del governo sono divise su molte delle proposte di legge dell'esecutivo (Meloni, Salvini e Tajani in ordine alfabetico sembrano sempre rilasciare dichiarazioni, d'intenti o di facciata, secondo la loro zona di interesse e nulla più) a sinistra la cosa appare addirittura ridicola.
Il Centrosinistra, come spesso viene citato dai media, assomiglia ad un mal riuscito melting pot in cui i protagonisti seguono la direzione del vento come bandiere, senza un'idea, quella giusta e vincente, che dia la svolta.
Ci si accontenta di vincere per demeriti altrui (esempio sono le regionali in Sardegna) più che per i propri. E su quella strada si continua perdendo ancora, rovinando magari anche candidati che in altro momento, in un altro paese, avrebbero meritato più sostegno dalla coalizione (e stavolta si tratta della cocente sconfitta alle regionali in Abruzzo).
Sembra che a sinistra l'avvicinarsi di una tornata elettorale (2024: regionali ed europee) scateni una frenesia simile a quella degli calamari di Humboldt, finendo con lo spiazzare i propri elettori e lasciando di fatto solo il candidato prescelto, non senza prima estenuanti trattative sulla validità della stessa candidatura ma fortunatamente questo aspetto coinvolge anche il centrodestra. Quasi che si volesse rimarcare che la sconfitta fa parte del proprio DNA.
"Oggi qui, domani là..."
E ripenso a Calenda e Renzi, inevitabile. 
Due forze giovani che assomigliano alle rette studiate a scuola, che proseguono diritte per la loro strada, strade infinite che non trovano mai un punto d'incontro e, in questo caso, quando ciò avviene la creatura che nasce implode su se stessa.
Solo fino alla prossima campagna elettorale però perché quello è il momento che le due rette di sinistra cercheranno di incontrarsi ancora scatenando però dopo l'ennesima debacle i sacramenti degli elettori.
Anche fra Schlein e Conte le cose non vanno diversamente perché si fatica sempre, diciamolo, ad accettare un leader che spicchi sugli altri. Ma in questo caso i salti di alleanza hanno fatto male alle due forze politiche, destinando tutto quello che in un futuro recente era stato fatto.
Nel PD di Schlein appaiono lo tani i tempi in cui era tangibile la possibilità di successo, tempi quasi gioiosi per gli aficionados di sinistra che hanno visto via via il partito sgretolarsi, cambiare, cercare alleanze improbabili, governare solo ed esclusivamente dopo crisi di governo di governi avversari e perdersi in stucchevoli polemiche interne. 
Il M5S di Conte fatica forse ad accettare che non sono più i tempi gioiosi di Grillo, dei "Vaffaday", dell'opposizione. Vinte le elezioni in fondo tutti, elettori e simpatizzanti, hanno capito che un sistema organizzativo e politico come quello pentastellato era improponibile in molte cose e via via il favore nei seggi elettorali è scemato. Molto ad onor del vero per demeriti propri. Proprio per quel saltare da un'alleanza all'altra (un po' come "i dirimpettai della Lega") accusando poi sempre il governo precedente che all'uomo qualunque aprire bè più di un dubbio sull'effettiva capacità politica di buona parte dei presenti nell'emiciclo.
Conte da par suo sembra incapace di elaborare la fine del suo ruolo da Presidente del Consiglio (a parziale discolpa un giudizio in realtà influenzato pesantemente dalla pandemia di COVID-19). Sembra incapace di tracciare una linea politica propria, fresca, nuova e tantomeno di stringere quell'alleanza decisiva.
Troppo vento forse a muovere le bandiere?
"Oggi qui, domani là...", ascoltata alla radio, elaborata camminando, immaginando volti noti della disastrata politica attuale.
Aveva visto lungo Patty Pravo.

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