Vieni a votare in Puglia

Un sindaco agli arresti domiciliari, una assessore indagata e giustamente dimissionaria da ogni incarico. Voti comperati per 50€ l'uno e montagne di carte di identità fotocopiate e poi cestinate. I sospetti su più di un comune, alcuni piccoli, alcuni grandi ed importanti. Sul tavolo ancora le possibilità da parte del governo in carica di sciogliere un comune, un sindaco che vive sotto scorta nonostante il grande consenso popolare. Il mondo politico nuovamente diviso su voto di scambio e le conseguenze penali, civili e sociali. Casi iniziati due anni fa che raccontano uno spaccato di corruzione elettorale dove il deus ex machina è una terza persona estranea al mondo politico, al netto delle parentele. Uno di quegli individui che spesso le cronache passate hanno etichettato con il nebuloso termine di "faccendiere". E da quel punto di partenza con la forma di un cassonetto, da un comune tutto sommato di medio piccolo, il sospetto che questo sistema bacato di compravendita di voti si sia allargato anche ad altre realtà locali è tangibile, reale. Per storia italiana, per la realtà delle cose.
In questi giorni si parla di Puglia, dei sindaci di sinistra e degli ispettori del governo di destra (comune di Bari in questo caso) ma il fenomeno illegale, la compravendita di voti è diffuso in tutte e venti le regioni italiane. Negli anni sono stat accertate assunzioni in cambio di voti, si sono documentati elettori uscire da sezioni di partito con borse della spesa. Fenomeni che coprono il paese da nord a sud, ben inteso.
Per le modalità con cui si sono succeduti gli eventi chiaro che la Puglia oggi più di alte realtà sia sotto i riflettori del paese, politico e non.
C'è un sindaco, Decaro che a Bari ha ottenuto buoni risultati ma che ora si trova a pagare il prezzo di tutte le influenze esterne nell'amministrazione della sua città, influenze che non sono mai facili da superare. Lo sa forse meglio lui di noi, come lo sanno bene i tanti baresi che vivono la città in maniera onesta. 
Si apre a margine dell'inchiesta sul voto di scambio (l'altro comune sotto i riflettori è Triggiano) una riflessione sulla sinistra italiana, su quell'idea apparentemente vincente chiamata campo largo che ha avuto il suo apice con la vittoria alle amministrative in Sardegna. Quello che per la disastrata sinistra ha rappresentato lo Zenith in realtà si è trasformato nel più tristecanto del cigno politico. Dalla Sardegna in poi (Abruzzo, il caso Puglia e le future amministrative in Basilicata) il campo largo si è ricoperto di cumuli di terreno secco, inutile che si chiamano PD, M5S, Italia Viva, Azione, Verdi e chi più ne ha più ne metta. E già questa ultima frase fa capire quanto il campo largo non abbia basi solide.
Il futuro di Schlein e Conte sembra franato sotto il sole e il vento pugliesi.
E forse non è detto che sia un male.

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