Dialogo necessario

Dialogo fra le parti, sempre e comunque. Un dialogo civile, a volte vigoroso, severo ma che dialogo sia. 
Soprattutto ora, in questi giorni feroci di critiche aspre, estremismi usciti da angoli scordati della nostra memoria, guerre che ci trascinano quotidianamente ormai in situazioni divisive e ostili, difficili da affrontare a volte. Si parte dai media e si arriva nel contorto mondo dei social, versione 2.0 del bar di un tempo.
Si sfocia però troppe volte nella manifestazione violenta, non pacifica, che tenda a prevaricare e a lasciare all'angolo il dialogo. 
E come i corsi e i ricordi storici insegnano oggi questo dialogo viene meno negli atenei (da sempre punto caldo delle manifestazioni "all time", dal 1968 ad oggi).
Spesso, oggi in questo oggi che dice 2024, l'università che dovrebbe essere punto di riferimento di apertura e dialogo fra tutte le parti in causa, anzi. Va in direzione opposta, unilaterale, coinvolgendo se non travolgendo, l'altra parte. Il presidente Mattarella è intervenuto coi toni pacati che lo contraddistingue, con la voce sicura del padre di famiglia. C'è bisogno di dialogo, di dare sicurezza ad Israele e a Palestina, al netto di estremismi e terrorismi. Senza cedere alle voci che giungevano dagli spazi occupati dell'ateneo della Sapienza, Roma, alle voci nei megafoni e al fumo dei fumogeni. Ecco, questo è il passaggio fondamentale. Non serve occupare, creare danno a terze parti (semplicemente altri studenti non interessati o utenti di servizi "calpestati" dai cortei), alzare le mani, urlare.
Il dialogo è qualcosa che fugge, che non sempre di riesce a tenere stretto. Sempre, che si parli di guerra o semplicemente che si abbiano divergenze di opinioni.
Lo ha ribadito il presidente Sergio Mattarella, a chi studia, a chi protesta a chi fa la guerra.

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