Promesse elettorali

Condono e bonus casa, precettazione delle ferrovie e diritto allo sciopero (perché domenica in Emilia c'è il gran premio di F1 ad Imola), ponte sullo stretto vantaggio per milioni di siciliani e calabresi. Ecco, campagna elettorale made in Lega modello Salvini. 
Pochi concetti ma mirati, zero proclami ironicamente parlando. 
E in alcuni casi spiccano candidature ad hoc, accattivanti per raccogliere un pugno di voti in quell'elettorato indeciso, quello che sbuffa e ammette che non sa chi votare o proprio non ha voglia di andare al seggio.
Una rincorsa ai voti perduti consci che nella triplice alleanza di governo la Lega è quella che ha perso più consenso e buona parte di questo consenso l'ha perso per mano o colpa del suo segretario. 
Scelte più personali che di partito (vedasi appunto le candidature per le elezioni europee), punti fissi nelle strategie politiche che cozzano palesemente con la realtà delle cose (il Ponte sullo Stretto) descrivono l'esigenza di "fare presa" sull'elettore perduto, indifferente al fatto che forse nulla si farà mai perché lo stato delle cose richiede precedenze ed esigenze diverse.
E questo è solo il programma salviniano della Lega, un puntino nel mare in fondo di quelli immensità di promesse snocciolate a mò di rosario nel mese mariano dai candidati in corsa per Bruxelles.
C'è chi afferma che ci andrà davvero in Belgio, per mantenere la promessa elettorale (caro Renzi, anche dopo la sconfitta nel famoso referendum non si sarebbe più dovuto occupare di politica) e su questa promessa si accordano anche partiti di governo o estremamente legati al territorio nazionale (premier e vice premier, Meloni e Tajani, apparentemente sintonizzati sulle stesse lunghezze d'onda ma in realtà più diretti a consolidare il consenso del proprio partito). C'è poi chi dell'Europa quasi non parla e basta la propria campagna elettorale sul passato, sul proprio passato recente, forse troppo condizionato da eventi senza precedenti (Conte, i 5 Stelle e la pandemia di COVID-19) e da instabilità sociale sempre pronta a deflagrare; campagna elettorale quindi rimarcando quanto fatto in termini di sostegno nel passato ma nessun cenno reale al futuro più prossimo.
Da altre parti c'è chi ancora non sa dove porsi e come soprattutto (PD...), Bonelli e Fratoianni, Calenda. Quella che avrebbe potuto essere una buona sinistra con troppi se e troppi ma.
Insomma, a due settimane dal voto la campagna elettorale freme in maniera convulsa, spasmodica, dov'è il focus principale pare essere racchiuso nella promessa "più ad effetto".
Manca poco al weekend dell'8e del 9 giugno poi quasi sicuramente gli slogan rimarranno gli stessi ma ad alleanze molto meno forti.

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