Ferie, Maldive e realtà

Vado in ferie, finalmente.

Il momento è arrivato dopo un inizio anno difficile, quasi un percorso ad ostacoli in equilibrio fra il programmare e il rimandare, fra esami universitari, tesine per l'esame di scuola secondaria e un diciottesimo da capelli bianchi. E pdf di tavoli, pareti, vetrine e promo e campagne in continua e perpetua evoluzione. Adesso è qul momento, adesso che lo so apro una cartina dell'Italia e chiudo gli occhi, vada come vada vado.

Lascio decidere al dito indice che sceglie senza possibilità di appello. Sceglie Puglia, provincia di Lecce, Porto Cesareo-Torre Lapillo più precisamente. Bene, la vox populi etichetta la zona come "Maldive d'Italia" con tanto di foto caricate nei motori di ricerca a conferma dell'etichetta. Il pensiero va velocemente al mezzo di trasporto da usare e non c'è competizione: aereo  per ottimizzare al meglio ogni ora dei giorni di ferie, dieci.

Poco più di un'ora per decollare da Ronchi dei Legionari in Friuli e atterrare a Brindisi. Da lì un transfer ncc ci porterà da Adriatico a Jonio in circa cinquanta minuti.

Si parte con poco bagaglio che otto chili nel mio caso sono un paio di scarpe numero 48 e poco altro e con tanto vento in poppa, letteralmente. Sulla regione soffia un vento freddo di bora che ricorda più l'inizio dell'autunno che la fine della primavera. Si parte coperti a 14 gradi per atterrare a Brindisi con 30. Pazienza, mi basta controllare di avere in tasca almeno due paia di pacchetti di fazzoletti di carta.

C'è una sosta breve di meno di un'ora a Fiumicino che con il passare degli anni ha assunto l'aspetto di una cittadina autonoma da Roma, da Fiumicino stessa: noto oltre le teste che occupano quasi tutta la superficie davanti check-in e zone d'attesa che anche l'aeroporto, scalo internazionale come questo, è disegnato, plasmato quasi, dai grandi marchi del retail e della ristorazione. Non semplici brand di come nella quasi totalità dei centri o parchi commerciali del paese ma marchi medico-alti, luxury addirittura. Anche se sono ufficialmente già in ferie da un paio di giorni la testa è tarata sul mio mondo retail e cerco i dettagli mentre la mia compagna cerca un mascara fra mille mascara che per me si assomigliano tutti.

L'attesa per la Puglia in fondo vola e in pochi minuti dalla coda da Chanel ci ritroviamo al check-in. C'è un tempo di attesa medio lungo che non so capire bene: siamo i secondi in fila ma dobbiamo attendere la chiamata della nostra zona, giustamente, e quindi osservo. Persone in questo caso, dirette in Puglia. Le guardo meglio, oltre l'abbigliamento che mi dice che arriva sicuramente da nord dove se va bene grandina e il vento spazza le città da giorni. Guardo i visi, si apre un cassetto nella memoria.

Leggo, leggo tutti i giornali possibili già il mattino prima di uscire, qualche volto mi sembra familiare, qualche altro è una voce che ascolto per andare al lavoro. Non sbaglio. Nella fila vicina alla mia, nella cosiddetta "priority" di Ita Airways ci sono giornalisti televisivi e di carta stampata, traduttrici che sono diventate negli anni volti familiari di TG e summit.

Nel mio stesso volo? Guardo la destinazione, più ancora la data, capisco. L'indomani inizia il G7 nella tenuta resort di Borgo Egnazia, ecco svelato il motivo.

Tocca a noi finalmente. Ci si imbarca sull'ultimo volo, poi sarà vacanza.

Mentre l'aereo rulla sulla pista noto una fila più avanti dei volti un po' più familiari, volti voci. Sono un duo di cantanti molto famoso negli anni '70-' 80-'90, con quest'ultima decade che gli ha portati con altri ad un clamoroso successo nei paesi dell' Europa dell'est. Ecco, fantastico, male che vada possiamo allietare il volo con dei classici. 

Brindisi è l'aeroporto del Salento come recita la scritta gialla che ti accoglie sulla pista assieme ad una temperatura superiore ai 30 gradi, un caldo che ti schiaccia il petto e ti si appiccica addosso. Non posso non notare il particolare che tutta la zona interna allo scalo e le piste di atterraggio sono occupate dalle forze dell'ordine, in numero tale che non ricordo di aver mai visto prima. 

Ci accoglie una signora di mezza età, scattante, giovanile : il transfer ncc.

Si parte destinazione Torre Lapillo, su un monovolume nero, coi sedili in pelle e dalla temperatura interna simile a quella di una motoslitta che percorre la calotta polare. Bene...

Osservo, come da brutta abitudine.

Le strade che ci portano a tagliare in senso orizzontale il tacco della penisola disegnano un paesaggio post industriale, uno di quei luoghi dove le infrastrutture per un determinato periodo storico hanno seguito in maniera massiccia lo sviluppo dell'area geografico, regalando chilometri di asfalto e guardrail, sottopassi e graffiti, capannoni di cemento ai lati e casermoni tutti uguali in lontananza. Tutte strutture che lo scorrere della storia economica e sociale del luogo ha poi trasformato in cattedrali nel deserto, solitarie e senza manutenzione alcuna, facendo pagare il prezzo più alto a chi in queste zone, a ridosso di strade ed autostrade i è nato e ancora ci vive. Regalano un senso di abbandono che puoi quasi toccare. Attraverso altre strade che costeggiando capannoni commerciali con le insegne dei grandi marchi gdo fino a cambiare di colpo il panorama oltre il finestrino.

Ulivi, alcuni credo secolari, altri solo con il tronco a testimoniare la loro presenza, terre secche e ingiallite dal sole, strade strette a due sole corsie nelle quali non è contemplata la presenza, di ciclisti, ciuffi d'erba seccati dal caldo a frustare i mezzi che transitano. È, in fondo, il panorama che vedi in tanti film, che per certi versi è familiare. Oltre i muretti a secco che disegnano proprietà, terreni, venature fra le coltivazioni, rimango colpito dalle masserie chiuse, abbandonate ancora bellissime, dal numero di campi bruciati (ricordo che durante le lezioni di scienze mi fu spiegato questo procedimento ma ora onestamente non lo ritrovo più fra i cassetti della memori) e dall'incuria che chi amministra strade e regione ci mette nel mantenere un paesaggio credo ad alta percorrenza, specie ora che l'estate sta arrivando.

La stanchezza bussa piano, aiutata in questo dal paesaggio comunque monotono cui non sono abituato. Guardo sullo smartphone dove siamo, quanta strada ancora manca. Ormai ci siamo.

Costeggiamo una fattoria; dei cavalli stanno in gruppo a parlare fra loro mentre poco lontano mucche pascolano ognuna persa nei propri pensieri.

L'auto ha qualche scossone dovuto alle innumerevoli asperità del manto stradale mentre entra a Torre Lapillo.

Le spiagge sono da Maldive come innumerevoli foto nella rete testimoniano ma il paesaggio mi riporta al Messico, alle case ad un solo piano, dai colori chiari, portico e scoperto sul tetto. L'aria bollente è quella di un film di Sergio Leone e mentre salutiamo il nostro transfer osservo attorno a me se nascosto dietro qualche ulivo non ci sia il Tucu-Eli Wallach.

Ci siamo, finalmente, ora iniziano le ferie, il tempo di sistemare valige e poco altro a casa, correre al supermercato per una spesa veloce e mi ritrovo già con i piedi nell'acqua, lontano da tutti i pensieri. Almeno per un po'. 

Attorno a me c'è un miscuglio di umanità varia, ombrelloni mille colori e anziani che alle sei del mattino sembrano sherpa intenti come sono a piantare l'ombrellone nel posto più bello.

La spiaggia è da Maldive davvero: l'acqua trasparente, pesci che ti nuotano attorno, la sabbia un po' più grossa rispetto ai lidi vicino casa ma è un sacrificio che si accetta volentieri.

Il piccolo paese del Messico si anima, non di tiratori scelti posizionati sui tetti bassi ma d auto, turisti, furgoni. Vita, turismo, quella parte di economia che se osservo bene attorno a me non viene sfruttata come dovrebbe, non va ad arricchire servizi ed infrastrutture e questo pensiero dal bagnasciuga mi innervosisce perché ci sono tante potenzialità che non vengono sfruttate come dovrebbero, figlie del pensiero politici-economico che tanto il mare è qui e il turista pendolare o meno viene lo stesso. Un pensiero forse figlio dei tempi, forse di un certo tipo di pensiero politico radicato negli anni.

Sono in ferie, finalmente, mi godo il mar, il pesce e la torre che osserva una risacca pigra. 


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