Onde e tsunami sull'Europa

E voto fu. 
Con il caldo, paga, le incomprensioni fra alleati, con un elettorato che ne è uscito disorientato, con orari da negozio e non da seggio, con la pioggia.
Ed è stato un voto che ha confermato due cose, strettamente collegate fra loro: il primo partito in Italia è Fratelli d'Italia della premier Meloni e nel nostro paese dopo le elezioni politiche settembrine di due anni fa prevale in misura maggiore (non ha votato quasi la metà degli aventi diritto) l'assenteismo.
Dato pesante, soprattutto pensando appunto ai pro e ai contro di questi ultimi due anno di governo, le polemiche, gli attacchi. 
Come due anni fa però bisogna accettare l'esito dell'urna, non si può discutere su chi ha democraticamente un consenso simile. C'è molto lavoro, di contro, per i partiti che hanno perso di poco o di tanto. C'è da rimboccarsi seriamente le maniche per togliere quegli elettori assenti dal disincanto e dall'illusione nei quali sono stati trascinati.
Se i partiti della maggioranza di governo ne sono usciti comunque bene (Forza Italia è il quarto partito del paese mentre la Lega il quinto) e possono guardare ai successivi anni della legislatura con relativa serenità all'opposizione si sono mischiate le carte provocando danni forse irreparabili. Bene dice la stampa ma forse meglio dire benino, il PD di Schlein anche se forse nel segreto dell'urna è prevalso l'appeal di Bonaccini, male Conte e il Movimento 5 stelle, fuori dai giochi Renzi e Calenda (per l'ex premier non è la prima debacle e forse a questo punto bisognerebbe accontentarsi dello scranno in Senato), meglio Avs, Verdi e Sinistra, Bonelli e Fratoianni in ordine alfabetico. Tutto sommato in Italia l'euro voto ha rispecchiato gli equilibri di governo con qualche punto percentuale di differenza ma nulla di evidente e come detto possiamo dedicarci al prosieguo della legislatura concentrandoci sui programmi di governo. 
Con i sorrisi, entrambi soddisfatti di Meloni e Schlein e per una volta va bene così perché nel resto del continente le urne hanno prodotto una ondata definita "nera" sui governi in carica con direzione Strasburgo, Bruxelles e le Commissioni.
In Germania, locomotiva del continente il Cancelliere Scholz è stato superato dalla destra di Afd, antico alleato ripudiato ad un passo del voto da Salvini e Marine Le Pen, tanto da diventare secondo partito del paese. In Ungheria i sovranisti di Orban hanno rimarcato una leadership ormai consolidata negli anni (e leggendo qualche cronaca libera da Budapest non poteva che essere questo il risultato finale). Onda di destra, ultradestra, anche in Spagna a firma Vox, vicino al premier Meloni e in Belgio, dove la vittoria della destra fiamminga ha costretto alle dimissioni il premier De Croo (in questo caso oltre al voto europeo si sono svolte anche le legislative).
Situazione drammatica in Francia dove Le Pen e Bardella hanno doppiato il partito del presidente Macron costringendolo a convocare per fine giugno elezioni anticipate; non sembra un cado che il presidente europeo più propenso alla guerra (si parla di invio di uomini in Ucraina in questo caso) sia caduto lasciando terreno alle destre.
Situazioni difficili da prevedere per tutti i paesi, soprattutto nel quadro geopolitico ed economico attuale. La Francia forse sarà la prima ma non sorprenderebbero altre elezioni anticipate per il continente.
Alla fine i sorrisi sono tutti al femminile; detto di Meloni e Le Pen sorride pure Von der Leyen, in corsa per una riconferma, forte della maggioranza difesa fra Popolari, Socialisti e Liberali.
Sarà una euro legislatura molto combattuta.


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