Top jobs europei

Ci siamo, quasi.
Mercoledì o giovedì si terrà il tanto atteso, forse dall'Italia solamente, Consiglio europeo che assegnerà i cosiddetti "top jobs", le cariche più importanti.
Da fuori, esternamente cioè a quello che è il mondo politico tutto il bailamme di critiche, polemiche, personaggi emersi o riemersi legati a titoli vari ai "top jobs", questo Consiglio europeo assomiglia ad un Risiko che non si vuole fare finire.
Ogni parte politica in causa, ogni premier coinvolto o capo di stato propone il proprio candidato ideale, quello che ha l'alleato migliore, il colore migliore, li stesso pensiero. Ragionamenti simili a quelli che si facevano con gli amici attorno al tabellone del Risiko per conquistare con minor danno la Kamchatcha.
Aspetteremo non senza apprensione forse il giovedì sera per vedere quanto pesiamo nel Vecchio Continente, quanto il governo in carica può permettersi di alzare la voce e godere per il futuro di una qualsivoglia voce in capitolo.
Qualsiasi sia il capitolo in questione.
Chiaro al tempo stesso che molto se non tutto dipenderà dalle elezioni politiche, Francia in primis, e dalle gestioni dei risultati delle ultime elezioni europee.
A margine dalla UE, anche se è un margine che è ampio e spaventa, dei suoi intrecci politici ci sono guerre che ad oggi appaiono lontane dal finire e fino ad ora hanno condizionato non poco le relazioni politiche fra i paesi membri e non.
Mercoledì, forse giovedì, sapremo, magari confidando nel solstizio d'estate e nel mazzetto di San Giovanni.

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