31 marzo 2009

Il 31 marzo del 2009 all'Aquila si poteva andare a letto dormendo sonni tranquilli che pericoli non c'era.
Anzi, di più.
Secondo il parere dei tecnici della Commissione Grandi Rischio inviata sul luogo per accertamenti, di scienziati si suppone quindi, anche una  scossa di terremoto poteva essere ignorata, di poteva evitare di uscire di casa, si è scritto proprio così non c'è errore "si poteva evitare di uscire di casa". Secondo i sei scienziati della Commissione arrivati all'Aquila cinque giorni prima per gli accertamenti del caso non c'era motivo alcuno di procurare qualsivoglia allarme, di mettere in atto qualsivoglia prevenzione per evitare in parte il dramma poi avvenuto. 
Si poteva "bere un bicchiere di buon vino del luogo e dormire a casa propria".
Anche questa frase è stata scritta senza errori.
La Giustizia, il Tribunale dell'Aquila, con i suoi tempi ha dapprima condannato i tecnici-scienziati salvo poi assolverli (con l'eccezione della figura apicale della Protezione Civile che aveva presieduto la riunione della Commissione) e, notizia di ieri 15 luglio 2024 ha escluso che la morte degli studenti ospiti nella famigerata Casa dello studente crollata con il sisma, possa in alcuni modo essere ricondotta ai giudizi espressi dalla Commissione, scagionando qui di da ogni accusa la stessa Commissione e la Presidenza del Consiglio.
In modo più diretto se i ragazzi hanno voluto dormire nei loro alloggi è dato per certo che non siano statiin alcune modo condizionati dell'operato della Commissione. Hanno scelto di rimanere lì "a dormire a casa loro tranquilli", quello che è successo la notte del 31 marzo 2009 è solo colpa loro.
Colpa loro essersi fidati di una Commissione tecnica che invitava a bere un buon rosso piuttosto che ad attivare in caso di emergenza i necessari protocolli salvavita.
L'ennesima sentenza sul terremoto dell'Aquila tesa più a lavare le coscienze di chi non ha saputo operare secondo logica e buon senso, di chi l'indomani rideva per il nunero di commesse che sarebbero sorte per ricostruire.
Una sentenza che condanna le famiglie a pagare le spese processuali come ultimo sfregio alla memoria dei figli perduti.
È necessario un intervento del Quirinale, un messaggio forte alle famiglie dei ragazzi scomparsi e di tutte le vittime del sisma, al sistema giudiziario che a volte si inceppa, si interpreta, danneggia.
Sarebbe compito anche del Guardasigilli intervenire su processi, procedimenti "nonsense" ma attualmente non sembra essere oggi la persona più adatta a farlo.

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