Il futuro colore grigio

Ora che governi, regioni, comuni e infine continenti sono politicamente sistemati la polvere si posa e non rimane altro da fare che osservare. E preoccuparsi.
Si, di quello che abbiamo fra le mani e di quello che sta cambiando, consolidandosi attorno a noi. 
Nonostante proclami, programmi e strette di mano ad uso media nulla di quanto deciso nel segreto dell'urna elettorale ha cambiato il clima ambientale, sociale e politico.
C'è un'onda nera che avanza nel cuore dell'Europa? Cadono i governi, alcuni non tutti. Continuano le guerre. Quella a due passi da casa e quella dall'altra riva del Mediterraneo, più ampia e forse ambigua perché copre un fronte che investe un'intera regione, spaziando da nord a sud, fino all'interno dell Medio Oriente. 
Entrambe non sembrano destinate a cessare, non nel breve periodo almeno.
Ci sono venti sovranisti? È il turno di Viktor Orban per quanto concerne la presidenza europea, bene. È l'interlocutore più adatto per andare a Mosca ed interloquire con lo zar russo. E infatti ci va ma ritorna con un nulla di fatto e paradossalmente sul volto un'espressione quasi soddisfatta.
Soddisfatti in piccola, piccolissima parte lo sono sembrati i tanti palestinesi rinchiusi in quello che rimane della Striscia di Gaza alla notizia di una tregua israeliana, grande o piccola non è certo, dopo mesi di feroci bombardamenti. Bombardamenti che si sono spostati sul Libano, laddove storicamente Israele ha buona parte dei suoi nemici.
Tregua quindi per spostarsi a nord e poi ritornare a sud? 
Ecco, si così sembra. Certo i giorni a venire non sembrano essere fra i più sereni.
Forse il vero problema dell'Europa ma forse del mondo intero è quello di non essere pronti, realisticamente di non essere capaci di metterlo in pratica, ad un cambio generazionale nel mondo politico tutto.
Prova triste di questa teoria l'altrettanto triste dibattito per le presidenziali Usa fra Trump e il presidente uscente Biden. Che dire? La scelta per gli americani (con evidenti ricadute sul resto degli alleati e noi lo siamo) è fra l'eleggere un candidato già ex presidente con risultati per lo meno discutibili e rieleggere l'attuale presidente in carica, già molto discusso e discutibile in questo suo mandato.
Due persone prossime o oltre gli ottanta anni, indagati, condannati, sulla cresta dell'onda dalla notte dei tempi, al centro di scandali catalogabili fra i "vari ed eventuali". 
Non una ventata di aria fresca, nuova, tutt'altro. E non sembra neanche questo il caso dell'usato sicuro, affatto visto i precedenti.
Il nuovo che avanza lo abbiamo solo sfiorato con Attal premier in Francia, presidente di quel governo che Macron evidentemente in preda ad un attacco di panico post elettorale ha deciso di stoppare, cambiare, annullare. Rimettendoci per ora il consenso precedentemente acquisito. 
E il nuovo che avanza (figlio di indiani, acculturato,ricco, bella presenza) è imploso a Londra. Sunak ha visto in una sola tornata elettorale azzerare il consenso, regalando alle cronache una sonora sconfitta dei conservatori. Adesso è quindi il momento del Labour Party e chissà cosa ne sarà della tragica Brexit...
E cosa ne sarà della tragicomica Europa dei giorni nostri?
Ai posteri l'ardua sentenza mentre noi, all'interno dei patri confini organizziamo condoni, ponti, diamo pacche sulle spalle a ministri e governatori inquisiti.
"Una caciara" mentre il mondo afferma che un certo tipo di contesto non lascia spazio per i giovani.






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