Non so più cosa dire

È un pensiero difficile; da elaborare e da scrivere. Da fare leggere.
È figlio di quei pensieri che arrivano quasi violenti dopo aver letto, ascoltato, una notizia che è un pugno alla bocca dello stomaco. 
E lo è, più violenta, perché non è l'unica in questo senso, di questo tipo, che ci giunge e la convinzione che chi può intervenire con fatti e parole non lo faccia aumentw ogni volta.
Si fa fatica a scrivere, rimanere neutrali per spiegare e forse non è più giusto che lo siamo.
È notizia di ieri che un missile da crociera russo (un termine tecnico che nelle troppe guerre cui ho conoscenza ho sempre trovato ironicamente crudele) ha colpito a Kyev, la capitale ucraina che dopo le battaglie e i pericoli all'alba dell'invasione sembrava lontana da attacchi bellici, un ospedale pediatrico. Si, pediatrico. Causando nuove morti, nuovi dolori.
È una contabilità orribile quella dei bambini caduti in questa guerra e in quella in corso nella Striscia di Gaza.
Si parla di futuro che non c'è più, di sorrisi spenti, sogni infranti.
E se buona parte dei grandi del mondo, della Nato, in questi giorni è negli Usa per parlare di piani di pace, di ripresa, nei paesi in guerra si continua a morire.
È tutto quanto riesco a scrivere perché ci sono notizie che fanno più male di altre, che ti chiudono lo stomaco e ti spengono le idee.

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