A chi conviene la Pace?

Anno Domini 2024, Medio Oriente.
Trattative di pace ma la pace chi la vuole veramente?
In Qatar, Doha per l'esattezza, lontani dai bunker in cemento israeliani e altrettanto lontani dagli accampamenti piantati nel fango della Striscia di Gaza. Israele e Hamas, anche sarebbe più corretto dire Il Resto del Medio Oriente, provano a sedersi attorno allo stesso tavolo, invitati dagli emiri per provare a trovare un punto d'accordo che faccia tacere le armi.
Trattative che sembrano forse essere state più subite dalle parti in causa che non volute, costruite.
Mentre quasi tutto il mondo occidentale spinge per il cessate alle armi, vuoi per reali interessi pacifici, vuoi per meri interessi economici (assolutamente non irrilevanti) nessuna delle due parti in causa sembra cercare quella pace che semplicemente vorrebbe dire vivere per migliaia di palestinesi ridotti da mesi alla fame e a convivere con l'ombra della morte vicino. Hamas, che ha l'appoggio di Hezbollah che spara missili su Israele dal Libano per altro molto vicino agli uomini della missione Unifil oltre che dell'immancabile (nella lotta ormai storica al governo israeliano) regime degli ayatollah iraniani. Teheran che con la minaccia continua di lanci di missili su Tel Aviv rischia di vedere passare in secondo piano, e forse anche questa è una sorta di strategia di politica interna, l'elezione a Presidente dell'ex chirurgo Pezeshkian. Hamas rivendica i territori della Striscia di Gaza, quella Striscia che ora come ora è poca sabbia, in riva al mare, senza più nulla di stabile attorno. Ma su Hamas pesa l'orribile pogrom del 7 ottobre 2023, le morti e i rapimenti e poi gli ostaggi. Che ora si ha la certezza vengono segregati nel dedalo di tunnel costruito negli anni dai palestinesi per non fare cessare mai le armi. Ora si sa anche che non sono tutti vivi, che anzi molti sono morti e non vi è certezza che non siano stati vittime del cosiddetto fuoco amico.
Proprio sul numero di ostaggi da riportare a casa poggia la strategia di Netanyahu, premier sempre più in difficoltà, quasi osteggiato dal paese. Soprattutto cosciente che la pace può significare dimissioni e una serie di ricadute negative sulla propria vita privata e sulla propria carriera politica.
Così facendo non si fa un solo passo in avanti, non si concede davvero nulla alla pace. È terribile quanto fatto da Hamas, è terribile quanto fatto da Israele, letteralmente capace di radere al suolo le città e i quartieri e di costringere alla fame un intero popolo. È una guerra, un genocidio che deve fermarsi, che dovrebbe essere il punto di partenza per i giorni a venire.
Da Doha si è tornati senza un nulla di fatto salvo che il lancio di missili iraniani su Tel Aviv non è avvenuto. Ma fino a quando?
Lo scenario si sposta ora sul Cairo, nuova per nuove trattative di pace.
Stavolta c'è la promessa di Netanyahu agli Usa di trovare una giusta conclusione. Una domanda però rimane nell'aria: c'è davvero qualcuno che vuole davvero la pace in Medio Oriente?




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