I decenni che passano

Passano i decenni, i giorni bui, quaranta o cinquant'anni fa, sempre ad agosto, il 2 o il 4, per colpire quando meno te lo aspetti, per colpire persone, anziani, giovani e bambini che aspettano di coronare un sogno, un viaggio.
La deflagrazione rompe il silenzio, sventra i muri, i cuori, satura l'aria di calore, polvere e sangue. 
Passano i decenni e rimangono a terra solo i nomi delle vittime, i ricordi di una vita interrotta, addirittura di vite appena iniziata.
Succede anche quando non è estate, succede nelle piazze, succede alle manifestazioni sindacali, succede mentre aspetti un treno, un aereo, mentre ci sei a bordo e dopo tutto questo tempo rimangono sempre e solo le polemiche, immense zone d'ombra che si vogliono tingere di altri colori, di altre ideologie. 
Passano i decenni, parlano i parenti delle vittime, quelli per i quali esiste davvero "il fine pena mai", parlano gli esponenti politici, alte e altissime cariche, più per smarcarsi dalle accuse più che per rimarcare il bisogno della verità. Quella assoluta, quella che a volte deve scontrarsi con le sentenze.
Passano i decenni, la democrazia italiana diventa matura ma ancora non è capace di parlare senza trascendere nel fango. Parlano a volte anche gli stessi condannati una volta scontata la pena.
Abbiamo ricorrenze continue che ci ricordano quanto difficile sia fare emergere la verità che dai vertici, si badi, di tutte le parti in causa,  sfocia spesso in polemica politica fra una classe politica odierna con evidenti lacune e una classe politica passata cui sopravvivono pochi esponenti spesso celati dietro silenzio di stato.
Passano i decenni, restano i dolori e i ricordi dei parenti delle vittime e resta l'attesa per una risposta che resterà ancora a lungo nascosta dalle polemiche.

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